Protestano i lavoratori del Bingo di Salerno

In piazza 120 famiglie salernitane, presidi dei dipendenti a Pastena e a Fratte

Salerno.  

Domenica di protesta con due presidi in città per i lavoratori delle sale Bingo di Salerno. Futuro a rischio per oltre 120 famiglie degli operatori delle due sale salernitane. E dalle 7 di questa mattina hanno manifestato la propria preoccupazione a Pastena i dipendenti del Bingo di via Sichelmanno e a Fratte quelli di via Dei Greci, così come documentano le nostre foto. Entrambe le strutture rischiano la chiusura, anche se un incontro, forse decisivo, dovrebbe decidere il futuro occupazionale dei dipendenti il prossimo 25 ottobre anche sulle decisioni della Operbingo, la struttura di base spagnola che gestisce le due attività salernitane.

Nel frattempo, dalle 7 di questa mattina e fino alla fine del turno previsto per le 4 di domani mattina, i lavoratori hanno incrociato le braccia in segno di protesta. Contestate le proposte dell’azienda spagnola avanzate durante il tavolo di concertazione dei sindacati. Secondo quanto comunicato attraverso una raccomandata con ricevuta di ritorno arrivata alle organizzazioni sindacali lo scorso 1° settembre, la società spagnola Operbingo Italia ha annunciato una procedura di mobilità nell’ambito di un complessivo ridimensionamento – che segue una generale riorganizzazione su tutto il territorio italiano – la chiusura di una serie di sale bingo. Salerno è tra quelle città che saranno completamente eliminate dal piano della multinazionale sebbene, secondo le sigle sindacali, non ci siano state circostanze o interlocuzioni che potessero preannunciare chiusure e licenziamenti.

Da qui l’apertura di un tavolo di trattative, con le proposte della società di gestione spagnola che rischierebbero di cancellare del tutto le figure professionali nelle due sale, qualora non fossero chiuse. Tanto che i 120 dipendenti rischierebbero di essere trasformati come dei volontari. Da qui l’idea dell’azienda di una drastica riduzione dell’orario di lavoro, con riduzione del 50% del full time ma anche del part time che scenderebbe intorno al 30%. A questo si aggiungerebbe il declassamento dei livelli d’inquadramento dei dipendenti con flessibilità selvaggia e abolizione della cassa integrazione. 

 

Redazione