2 anni fa la "LiBerazione" granata nel segno di...Nigro

Festa per 20mila all'Arechi, città impazzita per la promozione della Salernitana

Salerno.  

La paura. La gioia. L'illusione. Il boato liberatorio, ironia della sorte alle 19:19. Un pomeriggio di festa, fine di un calvario iniziato alle 20 di un 19 giugno amaro come pochi e che condannava la Salerno sportiva al dilettantismo finanche senza segni distintivi. Due anni fa, nel giorno della Liberazione, la Salernitana e i suoi tifosi ritrovavano la serie B dopo essere ripartiti dai campetti sterrati di Selargius e Arzachena, una gioia immensa per un popolo profondamente innamorato della sua squadra di calcio e che, con passione ed entusiasmo, aveva spinto il cavalluccio marino verso acque più tranquille rappresentando una componente determinante. A cospetto di un Barletta già tranquillo e senza ambizioni, in 20mila si recarono all'Arechi sognando una domenica di gioia dopo tante amarezze sportive, a patto però che il Benevento non vincesse con il Messina. Quando Turchetta, al 12' del primo tempo, portava in vantaggio gli ospiti- in evidente posizione di fuorigioco- il principe degli stadi si ammutolì per qualche secondo, anche perchè i giallorossi conducevano per 1-0 grazie a un rigore del solito Eusepi. Ci pensò Maikol Negro, su assist di Franco, a ristabilire la parità, mentre Calil raddoppiava al 32' nella stessa porta in cui Carrus, 4 anni prima, regalava 45 minuti di speranza spiazzando Rafael dal dischetto.

Nella ripresa emozioni continue, roba da vietare ai deboli di cuore. Il primo boato alle ore 18, con la notizia infondata del pareggio del Messina al "Vigorito". Tanta gioia, nulla di vero: si restava a +5 e non si poteva ancora festeggiare la matematica promozione in cadetteria. Alle 18:20, però, accadde qualcosa di magico, emozionante, da brividi. Nigro, un salernitano, segnava l'1-1, l'Arechi impazziva e in tutti i settori partiva il coro "Questa volta sì, serie B, serie B, serie B" capace di coinvolgere anche chi, solitamente, vive l'evento sportivo con un trasporto emotivo diverso. 20mila cuori granata in piedi, 20mila sciarpe e bandiere a sventolare all'impazzata e ad accompagnare in porta il pallone calciato da Mendicino, quell'attaccante che aveva rischiato la vita qualche mese prima e che si riprendeva con gli interessi quanto il destino sembrava avergli tolto. Quando Prontera di Bologna fischiò la fine del match, a Benevento era già finita da qualche secondo e la festa si spostò dagli spalti alle strade cittadine, con il pullman dei calciatori che partì da via Allende e concluse la cavalcata trionfale a Piazza della Concordia scortato da migliaia e migliaia di fedelissime "guardie del corpo". Una notte magica, una domenica indimenticabile: dopo appena 4 anni, la Salernitana era nuovamente in serie B!

Gaetano Ferraiuolo