Una ferita ancora aperta: 18 anni dopo Salerno non dimentica

Dall'ingiusta retrocessione al vero dramma: nulla sarà più come prima

Salerno.  

Ci sono momenti in cui si rischia di cadere nella retorica, ci sono giorni nei quali tutto sembra avere poco senso. Da 18 anni a questa parte ci si sveglia al mattino e la domanda è sempre la stessa: "Quella tragedia si poteva evitare?". Già, perchè quasi un ventennio fa, a quest'ora, un treno tornava da Piacenza praticamente devastato, complice un rogo appiccato follemente da qualcuno che, ancora oggi, porta sulla cosicenza quattro giovani vite spezzate troppo presto. Le sirene delle ambulanze squarciarono il silenzio dell'alba, telegiornali di tutt'Europa aprirono con una notizia che ancora oggi mette i brividi: "Tragedia a Salerno, muoiono quattro giovani tifosi della Salernitana", un colpo al cuore per tutti: per le famiglie, che in questi anni hanno insegnato a tutti cosa voglia dire la dignità senza andare in cerca di gloria cavalcando l'onda di un evento luttuoso, per i veri tifosi, molti dei quali assenti dagli spalti proprio da quel maledetto lunedì mattina, per una popolazione che ha e sempre avrà una ferita aperta che non potrà mai rimarginarsi. "Non si può morire per una partita di calcio, invito i ragazzi ad andare allo stadio sapendo che a casa ci sono genitori che vi aspettano e che non possono vivere senza di voi" ha detto più volte la signora Lioi che oggi, come accade quotidianamente da 18 anni, onorerà la memoria del figlio su quella tomba frequentata costantemente da chi ama i colori granata e non riesce ancora a farsene una ragione.

Sarà pur vero che quella retrocessione è frutto anche di una serie di eventi poco chiari e che avrebbero meritato approfondimenti nelle sedi opportune, ma nulla può giustificare il gesto di pochi sconsiderati che hanno infangato il nome di una tifoseria, al contrario, maturata moltissimo da quel maledetto 1999 ad oggi. Salerno, durante il campionato di serie A, in alcune circostanze si mostrò poco pronta a giocare in quella categoria, ma gli ultras, quelli veri, non avrebbero mai messo a repentaglio la vita di qualcuno soltanto per un pallone che rotola in una rete. C'è chi ha puntato il dito contro il servizio d'ordine, chi ricorda di essere sceso a Nocera chiedendo di rientrare a casa con mezzi propri, chi ancora ringrazia il compianto Simone Vitale per aver donato la sua vita per salvare quella degli altri. La verità è che non ha senso interrogarsi su ciò che poteva essere e non è stato: oggi sia soltanto la giornata del silenzio, del dolore, del rispetto, del ricordo. Nulla tornerà come prima, Salerno non sarà più la stessa. Quei due giorni hanno cambiato la storia di questa città e non solo dal punto di vista sportivo. Tanti club hanno organizzato nel tempo manifestazioni importanti per lanciare un messaggio ai più giovani (dal convegno ideato dall'assessore Petillo nelle scuole al memorial degli Spartani Salernitani guidati da Nello Falcone, ancora oggi uno dei più belli visti a Salerno), in centinaia oggi andranno al cimitero per abbracciare le famiglie e rivolgere una preghiera di speranza. La speranza che nessuno muoia più per una partita di calcio. La curva Sud del Paradiso è già troppo piena, in tanti ci hanno lasciato troppo presto. 18 anni dopo Salerno non dimentica Ciro, Enzo, Peppe e Simone...

Gaetano Ferraiuolo