Di Michele, Di Napoli, Coda: quando il bomber va via...

Tanti addii dolorosi in questo ventennio, ora si aspetta il nuovo attaccante

Salerno.  

Sarà pur vero che le difese fanno vincere partite e campionati, ma gli amanti del calcio solitamente si innamorano delle performance degli attaccanti. Sono loro a far sognare le tifoserie, sono loro ad esultare sotto le curve scatenando l'entusiasmo delle folle, sono loro a fare la fortuna delle società di calcio che spesso li comprano a pochi soldi salvo poi rivenderli a peso d'oro. Salerno ha salutato ufficialmente il suo bomber ormai da diversi giorni. Dopo due campionati altamente positivi, Massimo Coda ha deciso di tornare in serie A con la maglia del Benevento, club che lo seguiva da tempo e che ha messo sul tavolo una cifra vicina ai due milioni di euro e un ingaggio nettamente superiore rispetto a quello garantito da Lotito e Mezzaroma, una manifestazione di stima incredibile da parte del presidente Vigorito e del suo staff. I tifosi granata salutano un professionista serio, un attaccante legato alla maglia, un calciatore partito tra lo scetticismo generale, ma che è risultato determinante nell'economia del gioco della Salernitana. Dal punto di vista tecnico una perdita considerevole: trovare un giro un elemento che segna 33 gol in una squadra di medio-bassa classifica è impresa ardua, ma il progetto non convinceva e la scelta di Coda è più che comprensibile.

Già nel recente passato la tifoseria ha dovuto dire addio a giocatori che ancora oggi sono ricordati con affetto, stima e riconoscenza. Una delle partenze più discusse in assoluto è stata quella di Marco Di Vaio, protagonista assoluto nel biennio 1997-99 e capace di trascinare la Salernitana di Delio Rossi in serie A dopo mezzo secolo di astinenza. Acquistato per una cifra vicina ai 5 miliardi delle vecchie lire, la "zanzara del gol" ripagò in pieno la fiducia di allenatore e società segnando 21 gol di pregevolissima fattura e in A, dopo un inizio altalenante, gonfiò la rete in tredici occasioni togliendosi lo sfizio di siglare due triplette: una a Empoli, l'altra in casa col Bologna. Già prima della fine del campionato, tuttavia, si parlava di un suo addio e Aliberti raggiunse l'accordo con il Parma; il destino volle che Di Vaio non riuscì a scendere in campo nella trasferta decisiva di Piacenza a causa di un problema muscolare che lo mise ko durante la sfida interna con il Vicenza, quando l'Arechi gli tributò l'ultima ovazione prima del congedo.

Più complessa la vicenda Di Michele, altro attaccante pescato da Aliberti nel Foggia retrocesso e che a Salerno ha scritto importantissime pagine di storia. Se in A il "Profeta" Delio Rossi gli preferiva spesso Chianese, in B "Re David" ha fatto letteralmente impazzire il popolo granata segnando 30 reti in gare ufficiali in appena 10 mesi, numeri strepitosi per un attaccante ancora giovanissimo e che finì nel mirino delle più prestigiose società calcistiche italiane. L'estate del 2000, non a caso, fu contraddistinta da una telenovela che alla fine non accontentò nessuno: Di Michele non firmò per nessun club di A (la "sua" Roma fu ad un passo dall'acquisto), Aliberti decise di trattenerlo sperando di lottare per la A con una rosa palesemente inadeguata, il rapporto con parte della tifoseria si logorò e non mancarono botta e risposta a distanza soprattutto durante la gestione Sonetti. Dai suoi piedi, tuttavia, passò la salvezza e l'Arechi, nel giorno dell'ultima partita di campionato, lo salutò con uno striscione: "Re David, chi crede in te vedrà gol in eterno". A luglio, a causa di problematiche di iscrizione, la proprietà lo girò all'Udinese per sistemare il bilancio: in cambio arrivò quel Mauro Esposito mai visto all'opera a Salerno per l'ostracismo di Zeman. Da avversario Di Michele ha sempre punito la Salernitana, ma la gente lo ha accolto con affetto.

Il caso VIgnaroli tenne invece banco per un anno e mezzo: con Zeman, in veste di centravanti, segnò una miriade di gol, l'estate successiva la società intese confermarlo nonostante fosse a scadenza e il rapporto si deteriorò giorno dopo giorno. A gennaio, con la Salernitana ultima in classifica e praticamente spacciata, andò via per una cifra molto più bassa rispetto a quella preventivata, un addio tra mille polemiche e con tanti rimpianti. Ai tempi di Lombardi, invece, risale l'addio di Arturo Di Napoli, uno degli investimenti economici più importanti degli ultimi 15 anni fortemente voluto dal direttore sportivo Angelo Fabiani. 36 gol in due stagioni, elemento chiave della promozione in B, ma anche capro espiatorio di tante problematiche indipendenti dalla sua volontà, con tanto di vile aggressione e offese di una parte di tifoseria che, solo nel tempo, ha capito realmente come stessero le cose. "Andrà via, ci sono situazioni che non si possono dire alla luce del sole" asseriva Lombardi, Acri gli faceva da eco mettendo sul mercato il pezzo pregiato della rosa, il bomber invitava la proprietà "a dire la verità senza accusarmi per cose mai fatte", alla fine fu messo fuori rosa e ceduto al Messina in serie D, operazione favorita dalla volontà di Di Napoli di rinunciare a tanti soldi e a un contratto vantaggiosissimo. Oggi va via Massimo Coda, altro pezzo di storia granata: la speranza è che presto Salerno si possa innamorare di un nuovo bomber...

Gaetano Ferraiuolo