24 Ore

Emergenza idrica, tutti si lavano le mani. Senz'acqua

La consueta emergenza annunciata. Caldo e tubature rotte. Molti paesi a secco. Ma...

L'Irpinia delle sorgenti, la terra dell'acqua, affronta ogni anno – da decenni – la consueta emergenza idrica estiva. Un ritornello che si ripete con una puntualità costante, e che trasforma un gesto semplice e scontato – aprire i rubinetti per un po' d'acqua – in una delusione cocente: dalle tubature, dopo un lieve rumore, scende il vuoto.

Accade anche oggi. Basta un salto della temperatura atmosferica (con conseguente e inevitabile aumento del consumo), e le vasche dell'Alto Calore si svuotano. Risultato: interi paesi a secco e comunicato del consorzio idrico che consiglia un uso modico delle risorse idriche. Anche questo è un discreto ritornello.

Al caldo e ai consumi (che a volte possono essere davvero smodati), si aggiunge la situazione delle condotte: tubature fatiscenti, perdite consistenti, impianti di sollevamento ormai prossimi, se non oltre, alla pensione.

La consueta emergenza annunciata (ma perché definirla emergenza: tutti sapevano già dall'inverno che sarebbe accaduto). Sarebbe necessaria un'azione strutturale sulla rete e intervenire sulle situazioni più a rischio, individuando i punti in cui le reti “perdono”, sono rotte o stanno per rompersi. Purtroppo non è così semplice. Il motivo è il solito refrain di questi anni: non ci sono soldi. Inutile ricordare gli sprechi assoluti del passato (quando all'Alto Calore era più conveniente – per ragioni clientelari - assumere altra gente che mettere a posto la rete). O i lavori non proprio utili gestiti, assegnati e scoperti in epoca Mani Pulite (il millennio scorso). Ora siamo alle conseguenze. E le conseguenze sono rubinetti a secco a Montoro, nella Valle del Calore, a Montella (per un guasto). E presto anche in altre zone della provincia. Soprattutto se continua questa ondata di caldo record.

Come sempre, come al solito, ci affidiamo alla Regione. La madre di tutti i guai e di tutte le possibili soluzioni. Iniziamo a pensare che aspettare e pretendere da Palazzo Santa Lucia sia anche un comodo sistema per lavarsi le mani. Magari senz'acqua.

Luciano Trapanese