ESMA regolatore europeo interviene a favore del trading online

Per lungo tempo questo mercato multimiliardario è sfuggito completamente dai radar

Quando si parla di trading online si incontrano tante fazioni contrapposte: chi sostiene che sia una truffa, chi lo fa di mestiere, chi sta cercando di imparare, chi ci ha provato senza successo e chi sta imparando. Per lungo tempo questo mercato multimiliardario è sfuggito completamente dai radar, senza che BCE ed ESMA -l’autorità finanziaria europea che armonizza le singole legislazioni nazionali- si esprimessero specificamente in merito. Dal momento in cui questa attività ha iniziato a far parlare di sé sui media tradizionali, poi, sono finalmente arrivate le vere e proprie novità: la prima, introdotta a metà 2018, ha rivoluzionato completamente il mondo del trading. La seconda, attesa per le settimane in corso, potrebbe portare ad un nuovo ribaltamento della situazione. 

Oggi vogliamo ripercorrere quello che è successo fino ad oggi, descrivere quello che sta succedendo al momento e presentare gli scenari possibili per il futuro. 

Cos’è il trading online

Per chi non lo conoscesse, il trading online consiste nella negoziazione di strumenti finanziari direttamente dai propri dispositivi. Anziché operare tramite una banca, una SIM o una SGR, oggi chiunque può investire i propri soldi sui mercati finanziari utilizzando un broker online. Questo tipo di attività è regolamentata sia a livello europeo che dai singoli stati, dunque la Consob e le autorità di simile natura in altri Paesi membri hanno monitorano ed eventualmente puniscono gli operatori che non si comportano secondo la legge.

Grazie ai costi di commissione decisamente ridotti, questa attività ha portato ad investire anche chi non ha grandi capitali. Bisogna riconoscere che il trading ha aumentato notevolmente la capillarità degli investimenti diretti sui mercati finanziari, che fino a poco prima sono stati una prerogativa dei più abbienti; il resto delle persone si rivolgeva tipicamente al risparmio gestito, come avviene ancora oggi, scegliendo un promotore finanziario o un prodotto “preconfezionato” (da banche, assicurazioni, ecc.) per investire. 

Ovviamente c’è da dire che i mercati finanziari non sono la cosa più semplice del mondo, per cui nel tempo è nata una certa preoccupazione per chi investe i propri risparmi online senza avere le dovute competenze. I broker hanno poi dato vita ad un ecosistema molto speculativo, pensato per chi vuole guadagnare dalle piccole oscillazioni dei mercati e non investire in ottica di lungo termine. Quest’ultimo fattore ha portato ad un’ulteriore necessità di essere ben formati e preparati prima di cimentarsi nel trading, il che ha aumentato il livello di preoccupazione. Un cerchio che si è interrotto soltanto quando, per la prima volta, i rischi effettivi di questa attività sono stati compresi dalle istituzioni europee.

Cosa è già successo

Quando la commissione ESMA incaricata di indagare sul trading ha iniziato a fare le sue ricerche, è emerso un quadro della situazione quasi allarmante. A tutti era concesso di aprire un account e di utilizzare leve finanziarie da capogiro; la leva finanziaria è il rapporto tra i soldi che vengono investiti da un trader per fare le sue operazioni e quelli che il broker gli presta per aumentarne il volume. Su alcune piattaforme, per ogni euro realmente depositato sul conto, era possibile prenderne in prestito fino a 500. Quando un trader che non ha sufficienti competenze in materia utilizza così tanto capitale di debito per le sue operazioni, è inevitabile che il rapporto spropositato tra capitale proprio e di debito lo porti a perdere denaro.

Le normative introdotte a metà 2018 hanno vietato questa pratica, imponendo dei livelli di finanziaria molto più bassi sui conti degli investitori non professionali e permettendo soltanto a chi ha un’esperienza dimostrabile nel campo della speculazione con strumenti derivati di accedere alle stesse condizioni di trading di prima. Ai non professionisti è stato anche imposto l’obbligo, da parte del broker, di non concedere la possibilità di negoziare opzioni binarie. Queste, reputate troppo pericolose per un investitore non avveduto, erano diventate molto amate per la loro semplicità da chi si avvicinava per la prima volta ai mercati finanziari; non comprendendo le criticità intrinseche a questo tipo di asset, ancora una volta i clienti dei broker finivano per rimetterci puntualmente il loro denaro.

Impedendo ai “novellini” di fare trading in modo troppo pericoloso, un maggior numero di utenti che si cimentano per la prima volta con questo genere di attività sta ora ottenendo buoni risultati. Questo perché l’impatto minore della leva finanziaria consente, anche in caso di perdite, di non bruciare il proprio conto e di avere ancora liquidità per nuove operazioni. Queste ulteriori operazioni portano all’esperienza, e l’esperienza è la chiave per comprendere quando aprire o chiudere una posizione nel trading. Se inizialmente i trader avevano accolto con disappunto questa novità, ora la maggior parte degli speculatori si è accorta di quanto queste normative siano volte a tutelare ed aiutare i clienti inesperti delle varie piattaforme di trading.

Cosa sta succedendo adesso

Le normative europee sono state introdotte per la prima volta con l’obiettivo di modificare momentaneamente la situazione per sei mesi, intervenendo poi in modo più approfondito. Questo periodo non è comunque bastato, ed il 2019 si è aperto con una proroga di sei mesi volta a studiare meglio la situazione. La commissione ha annunciato di voler dedicare questo tempo soprattutto all’ascolto delle parti, cercando di capire dall’interno la realtà dei broker e dialogando con essi. Il sospetto è quello che, in ogni caso, ci sia anche la voglia di lasciar passare le elezioni europee di maggio per intervenire poi secondo una nuova prospettiva dettata dalla nuova linea politica di maggioranza.

Nel frattempo i trader continuano ad operare con i ridotti livelli di leva finanziaria ormai annunciati ed applicati da tutti i broker regolamentati in Europa. I broker temevano che le registrazioni sarebbero diminuite, ma il successo di molti loro clienti ha portato altre persone a provare la stessa attività; alla fine questa nuova legislazione sembra aver giovato a tutti

Cosa può succedere in futuro

Nessuno può dire con certezza a cosa porterà questo nuovo periodo di attesa, che dovrebbe concludersi in estate. La sensazione è che comunque vedremo concretizzata una di queste tre ipotesi:

- La commissione europea potrebbe confermare le normative introdotte fino a questo momento, che si sono comunque dimostrate efficaci ed in grado di soddisfare tutte le parti del mercato;

- L’autorità ESMA potrebbe reputare ancora troppo rischioso l’avvicinamento ai mercati da parte di chi non ha le giuste competenze, riducendo nuovamente i livelli di leva finanziaria ed imponendo ulteriori tutele. La più auspicata da parte di chi fa trading sarebbe l’introduzione di un obbligo per i broker di utilizzare sempre e solo le quotazioni ufficiali dei listini di Borsa, senza avere un margine di tolleranza per “fare il mercato”. Si tratta di una questione piuttosto tecnica, che sicuramente chi fa già trading online da tempo conosce bene. 

- Da ultimo, bisogna considerare l’eventualità che l’ascolto dei broker porti ad un “allargamento di manica“. Le piattaforme vorrebbero infatti poter concedere un livello di leva maggiore a chi ne comprende i potenziali rischi e benefici, essendo comunque una scelta imputabile al singolo negoziatore. 

Per il momento vige ancora grande incertezza, ma tutti coloro che si interessano di trading online hanno sicuramente interesse a rimanere aggiornati. Dopo le elezioni europee avremo sicuramente maggiori informazioni, ma intanto chi vuole può già approfittare delle condizioni favorevoli agli inesperti per provare questa attività. A tal proposito, segnaliamo che la quasi totalità dei broker offre un conto “demo”, dove si comprano e vendono titoli usando solo denaro virtuale.