Napoli e Salerno, discount del turismo senza governo

Aumenta la tassa di soggiorno, senza fare i conti con gli effetti della gentrification

De Magistris e De Luca si prendono i meriti del boom turistico, ma nel contempo non riescono a governare un processo che sta progressivamente trasformando i centri storici in industrie senza regole

Aumentano i turisti a Napoli e Salerno, e adesso aumenta anche la tassa di soggiorno nelle due città costiere della Campania. De Magistris e De Luca esultano, prendendosi ciascuno il merito di un flusso che ha fatto impennare il Pil regionale di più di tre punti percentuali. Ma se proviamo a guardare meglio, gettando lo sguardo oltre le bandierine dei gruppi in calzoncini in coda davanti alle friggitorie, scopriamo che non è tutto oro quello che luccica nel mondo del turismo di casa nostra.

Il boom. Nell’ultimo rapporto dell’Iriss (Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo) sul turismo italiano, redatto con il contributo  del CNR, emerge che la Campania, nel triennio 2016-2018 è la prima regione del Mezzogiorno per flussi turistici. Bene. Secondo il rapporto, che è stato presentato nell’ambito della Borsa Mediterranea del turismo, gli arrivi sono cresciuti ad un tasso medio annuo del 5,17% rispetto al 3,1% del dato nazionale. Il monitoraggio dei flussi sul territorio campano per il 2018 parla di 6 milioni di visitatori, un aumento del 7,7%, mentre le presenze sono aumentate del 3,3%, 21 milioni in valore assoluto.

Napoli. Solo a Napoli i B&B nel 2017 hanno registrato un incremento del 335% rispetto all’anno precedente.

Bene ha fatto a questo punto Palazzo San Giacomo ad aumentare la tassa di soggiorno. Le casse del Comune sono in evidente affanno, bastava allungare la mano, senza metterla nette tasche dei cittadini. A partire da lunedì prossimo si pagherà 50 centesimi in più per ogni notte trascorsa a Napoli. Si va dai 4,50 euro per i cinque stelle ai due euro per i Bed and Breakfast. La sezione Turismo dell'Unione industriali di Napoli e gli operatori di settore rispetto hanno espresso forti perplessità. Più che altro il loro problema, è dover comunicare con imbarazzo l'aumento ai turisti a fronte di servizi pubblici non proprio all'altezza (vedi alla voce trasporti e pulizia delle strade).

“Ma non c'è da preoccuparsi – ha detto il sindaco De Magistris - La nostra tassa di soggiorno è al di sotto di quella di altre città italiane ed europee nonostante la bellezza di Napoli sia nettamente al di sopra di città dove la tassa di soggiorno è più alta”. Il sindaco ha promesso che i guadagni provenienti dal turismo «saranno talmente tanti che tutto quello che si otterrà in più sarà investito per la città».

Salerno. Nella città dello “sceriffo” Vincenzo De Luca, la decisione di aumentare la tassa di soggiorno, anche per le locazioni brevi, non è piaciuta a tutti i consiglieri. Ma anche gli scontenti difficilmente sceglieranno di non allinearsi quando si voterà in consiglio comunale. Chi pernotta in città pagherà 3,60 euro per un albergo a 4 o 5 stelle, 2,40 euro per un albergo fino

a 3 stelle, 1,25 euro a notte per B&B, affittacamere e case vacanze. Inoltre 1,25 euro sono previsti anche

per chi soggiornerà soltanto per una notte o due, che poi rappresenta per Salerno la quota maggiore di turisti soprattutto nel periodo delle Luci d'artista. Il sindaco Vincenzo Napoli assicura che la volontà del comune è quella di destinare completamente gli introiti alle spese per il turismo, dunque reinvestire tutto nel settore.

 

Tutto questo è indubbiamente positivo. Ma è altrettanto evidente che questa nuova bolla economica necessita di politiche che governino il fenomeno, perché il rischio è un'alterazione pericolosa delle dinamiche insediative che stanno trasformando interi centri storici in grandi discount turistici.

Il tessuto sociale e culturale dei luoghi sta perdendo progressivamente identità.

 

Lo stesso rapporto dell'Iris mette in guardia sui rischi dell’ overtourism caratterizzato da un' offerta ricettiva usa e getta, fatta di affitti brevi in appartamenti sottratti ai residenti.

È la cosiddetta gentrification, quele processo di espulsione dei residenti dalle aree urbane centrali a seguito di interventi spontanei o pianificati che determinano incrementi del valore immobiliare e variazioni di destinazioni d’uso degli immobili. In una dimensione di perenne emergenza abitativa, in una regione con alto tasso di disoccupazione, si rischia così di alimentare gli sfratti, la speculazione, e di conseguenza la disperazione delle famiglie. Una bomba sociale pronta ad esplodere. Ma siamo ancora in tempo.

Il processo di turistificazione a Napoli così come a Salerno forse non è ancora entrato nella fase cronica di non ritorno. Sono ancora i residenti ad Airbnb per integrare il reddito. Ma lo scenario sta cambiando rapidamente. Gli affitti sono aumentati, in centro è impossibile trovare una casa in affitto, e bisogna considerare che il 50 per cento dei napoletani abita in affitto. Secondo Federalberghi gli 8.565 annunci sui portali web, di cui 1.500 con licenza, sono diventati 10.825 nel giro degli ultimi due mesi.

IL caso della signora Titina, che gestiva una trattoria nel centro di Napoli, sfrattata per far posto all'ennesima casa-vacanze, è emblematico. E sono molti gli studenti universitari che non trovano più un alloggio decente a prezzi accessibili. Gli affitti salgono, i prezzi aumentano e i negozi chiudono. Le serrande abbassate delle attività storiche che hanno chiuso si alternano a paninerie, friggitorie e tutto il repertorio del food and beverage turistico che sta rendendo le città indistinguibili, tutte uguali. Chi riesce a sopravvivere lo fa adattandosi alle richieste di mercato, si vendono cappelli, magliette, souvenirs e magneti da frigo, tutti uguali, in negozi dove lavorano spesso giovani pagati a nero.

Gli effetti del turismo non governato dunque aggravano una questione abitativa e sociale pregressa che fa i conti con oltre cinquemila richieste di sfratto in un anno. Un dato preoccupante se correlato allo stato dell’edilizia residenziale pubblica: 17 mila persone sono in graduatoria per una casa popolare ma le assegnazioni sono praticamente ferme dal 1998.

Ecco perche in definitiva mostrare tanto entusiasmo davanti ai numeri del turismo, tanto a Napoli quanto a Salerno, è inutile se questo processo non si sa adeguatamente governare tutelando in primis chi in queste città ci vive e vuole continuare a farlo.