De Luca fa l’autopsia al Pd e poi dice come resuscitarlo

Reddito di cittadinanza? Andrà anche ai pali della camorra. Code in comune per finte separazioni

Dalla buona scuola al codice per gli appalti, tutti gli errori del governo Renzi. Ma soprattutto, la presunzione, la lontananza dalla realtà. Sicurezza e Lavoro, su questo il Pd non ha detto ancora una parola.

Il Governatore è un fiume in piena. Spietato, definitivo. Il suo intervento pubblico - durato quasi un’ora senza interruzioni- durante la presentazione del libro di Marco Leonardi (tecnico, docente universitario, economista). Un libro che il presidente dice di aver letto con mal di fegato perché “si racconta il suicidio dei governi di centrosinistra”.

Nella sua analisi le cause che hanno portato al disastro del 4 marzo, o meglio alla “tragedia” del 4 marzo, l’ha definita De Luca. "Un'analisi che ancora oggi dentro il Partito nessuno ha fatto". L’ottusità, la presunzione, la lontananza dalla gente. Una parabola che comincia dalla buona scuola “un monumento alla stupidità politica”, passa per la mancata riforma della pubblica amministrazione e finisce con quel “gioiello” del codice sugli appalti. “Cose che un pezzo alla volta ci hanno allontanati da quelli che avevano riposto una speranza enorme nel partito democratico. Mezza Italia aveva votato per Renzi, il 41%. Siamo andati avanti così, completamente staccati dai territori”.

La premessa. "Il grande merito di questi governi è stato quello di aver preso questo paese sull’orlo del precipio e di averlo ricollocato sui binari giusti. Avviato su una stda di lento sviluppo. Questo è un merrito storico. Non dimentichiamo che nel 2011 l’Italia non aveva più i soldi per pagare le pensioni la sanità e gli insegnanti. Eravamo sul orlo della bancarotta. Dunque questo è un merito storico. Quali sono stati i limiti? La sensazione è questa: abbiamo tagliato le nostre politiche sul lungo periodo, cose che parlavano al futuro non alla realtà di oggi. E nell’uso delle risorse c’è stato questo spostamento su ceti colti e mondo produttivo e distanza dalla povera gente, dalle famiglie dal sud. Tante cose interessanti avrebbero prodotto risultati negli anni a venmire. Abbiamo perduto di vista l realtà di oggi. Le politiche di vita. Su questo siamo stati distanti da una politica efficace"

De Luca qualcosa la salva delle politiche di Renzi. "Sono fra quelli che hanno condiviso la flessibilità del lavoro, ma è mancata la politica attiva del lavoro e la tutela delle povertà. Ricordo alcune chiacchierate con Renzi. Aveva questo schema in testa, quello degli 80 euro (era una cazzimma politica) ma anche un tentativo di incentivare il mercato interno. Ma il suo schema era questo: adesso 80 euro, poi flessibilità nel 2017 dall’unione eropea in modo da poter gestire 30 miliardi di euro, e poi passiamo a riduzione di irpef e alle famiglie. Questo schema è saltato. Perché abbiamo perso il referendum e la flessibilità dell'Europa non c’’è stata".

Dov’è che le politiche di centrosinistra hanno fallito? E’ stata persa la guerra contro il nemico principale d’Italia di fronte al quale sono stati sconfitti tutti i governi di questo paese. Il non aver affrontato in maniera concludente ed efficace la battaglia contro il groviglio burocratico amministrativo giudiziario che paralizza questo paese. Quello che è un calvario è il passaggio dalle decisioni politiche astratte alla loro concretizzazione nella realtà. Su questo siamo stati sconfitti anche per limiti soggettivi delle classi dirigenti che non erano strutturate sulla cultura della realtà"

Poi continua senza peli sulla lingua. "Nella mia esperienza di lavoro ho trovato insopportabile il livello di presunzione, di ottusità burocratica, di elittismo che era presente nei gangli del Governo. Il riformismo dall’alto, prendere decisiooni a precsindere dai territori. Questo immedesimarsi nel ruolo, più ottusamente burocratici del ragioniere dello stato, fare la guardia al bidone dell’equilibrio finanziario che alla gente in carne e ossa. Insopportabilmente lontani dal sentimento della gente". 

Il 4 marzo. La sconfitta, il disastro. "Quella non è una sconfitta. E’ una tragedia. Non ho trovato un dirigente del Pd che abbia fatto un’analisi concreta di questa sconfitta. Io se dovessi seguire il dibattito nazionale non saprei cosa dire perché non abbimao detto niente. E’ incredibile ma è così (batte il pugno sul tavolo). Ho parlato a gente sorda".

"Abbiamo perduto per una riforma che è un monumento alla stupidità politica: la riforma della scuola. Se investi più di 3miliardi, mai come nessuno prima, e ti metti contro tutto il mondo della scuola allora hai sbagliato mestiere. Si può essere così imbecilli da aver legato questa riforma ad un algoritmo? Spostare gli insegnanti precari a mille chilometri perché è lì che c’è il lavoro. E c’è bisogno di un partito? Mettiamo l’algoritmo nel computer e abbiamo risolto. Abbiamo perso tutto un modno legato alle famiglie, che fa opinione, da sempre vicino ai governi progressisti". 

Pubblica amministrazione. "Discussione demenziale. Ci siamo inventati il ruolo unico dei dirigenti. Solo chi non sa come funziona il mondo può immaginare una bestialità del genere. Se vi dicessi le stupidità che abbiamo approvato facciamo notte...  1 milione 200 mila lavoratori della scuola, 3 milioni e 200mila del pubblico impiego. Abbiamo perso l’80 per cento di questi consensii. L’80 per cento ha detto: ci avete rotto le scatole".

Tentativi di riforma cervellotici. Riforma delle province? "Un disastro di proporzioni bibliche con un meccanismo elettorale demenziale che ha accentuato le operazioni di trasformismo al sud. Riforma delle camere di commercio. Non si è accorpato niente. Riforma autorità portuali? Abbiamo semplicemente determinato la crisi dei porti minori".

Il codice degli appalti. "Monumento alla demenzialità. A che serve eliminare le procedure di gara nel momento in cui gli enti non hanno i soldi nemmeno per arrivare ai progetti esecutivi? Gli ho spiegato che i processi corruttivi non nascono durante le gare. Ma nel mancato controllo dei lavori quando consegni il cantiere. Perché nessuno controlla più niente e maturano le riserve ed è lì che cominciano gli affari".

Poi il colpo finale. I due problemi decisivi per il nostro destino, ieri e oggi. Il tema della sicurezza e del lavoro.

Sul lavoro De Luca ritorna con convinzione sul suo Piano per l'assunzione di 200mila giovani al Sud che aveva proposto al governo Renzi. "Non ci sono stati santi. La totale subalternità culturale verso il liberismo d’accatto, il mercatismo. Mi si diceva: ma il lavoro lo creano le imprese. Grazie. Ma quando hai una crisi che morde sulla carne viva della gente, quando hai un livello di disoccupazione che arriva al 52% per sette anni, hai capito che il problema è democratico non sociale, la gente diventa disponibile a tutto? Non c’è stato niente da fare, i nostri ministri erano più chiusi del dottore Daniele Franco, il ragioniere Capo dello Stato. 

Infine la sicurezza. "Pensate che il Pd abbia risolto questo problema? Si sia dato una linea? Ho dato l’anima per un ventennio per spiegare alla mia parte politica che il tema della sicurezza riguardava innanzitutto la povera gente. Salvini ha copiato questa cosa, adesso la sta dicendo lui. Chi vive nei quartieri. Pensate che il problema ce l’hanno a Prati, a Posillipo? Ce l’hanno quelli che abitano nei quartieri popolari. La sicurezza si affronta cominciando a dire la verità. Ha due facce: la tragedia sociale ti chiede l’obbligo dell’umanità dell’accoglienza. Ma anche la faccia  della delinquenza. Della mafia autonoma. Si stanno accorgendo adesso a Castelvolturno della mafia nigeriana.  Città in cui gruppi di nigeriani e ganesi pretendono di occupare pezzi di territorio. Va bene così? Io dico di no. Chi viene qui deve rispettare le regole  di questo paese. Pensate che abbiamo imparato la lezione? Non mi pare"

Sicurezza e ideologia. "La parola sicurezza nel lessico politico della sinistra è stata bandita. E così puntualmente come al solito ci facciamo chiudere nella ideologizzazione del problema - ha continuato De Luca -  Chi vuole accogliere e sbracare tutti e chi dice chiudiamo le porte. Se la contrapposizione è questa, vince chi dice chiudiamo le porte. Va bene il decreto sicurezza? NO. Ma dobbiamo imparare a leggere le misure degli avversari. Se mi vuoi assumere più poliziotti va bene. Valuto nel merito. Se mi dici che però dopo tre mesi ti tolgo tutto, hai fatto un disastro, hai rovinato le città. In quel caso o sei in grado di rimpatriarli o te li ritrovi nelle città. Lo fai subito un accordo con questi governi, non dopo". 

"Il tema della Sicurezza mette in difficoltà e crea contraddizioni. L’ideologismo su questo piano è duro da morire. E allora abbiamo perso la nostra forza. Il contatto con la gente in carne ed ossa. Anche come linguaggio. Almeno parlando alla gente la Lega mostra di essere consapevole del problema. Se tu non ne parli proprio è evidente che ti sei staccato". 

Infine l'affondo ai Cinque Stelle. 

“Quando sfotto i miei amici 5 stelle sento sempre una punta di amaro in bocca perché poi mi rimane la retrodomanda: questi sono degli sfrantummati, ma siamo stati talmente incapaci da mandarli noi al governo dell’Italia”. E qui è scattato l’applauso in sala. De Luca smonta il reddito di cittadinanza e avverte: “Anche il palo della camorra avrà i suoi soldi. E nei comuni la gente sta andando a separarsi. Una valanga di finte separazioni”. 

Ma alla fine del suo lungo assolo, alla fine della requisitoria di quello che è stato un vero e proprio processo al Partito Democratico (senza contraddittorio) il Governatore ha elargito una delle sue battute più pungenti. 

Abbiate fiducia. Dio c’è. Vi ricordate l’algoritmo della Buona Scuola? Devi andare a lavorare dove il lavoro c’è, a mille chilometri?  Ho visto che l’attuale proposta del reddito di cittadinanza sta ripercorrendo quella strada e dunque ho molta fiducia che si stiano suicidando anche questi (riferendosi ai Cinque Stelle).

La rotta, il futuro del Pd. De Luca è ottimista ma non troppo. "La Sardegna? Non so come abbiamo fatto a vincere, ma è un piccolo segnale". L’Italia  secondo de Luca si sta risvegliando dalla narcotizzazione. Dubita però che il Pd si farà trovare pronto. Nel frattempo indica la strada. 

“Questo governo gialloverde è un circo equestre, ma l’alternativa qual è? -  Ha chiesto De Luca alla platea che applaudiva - La palla ora passa al Pd. L’alternativa deve avere un programma convincente. Su lavoro, sicurezza, sburocratizzazione, riforma della giustizia. E poi deve chiedere scusa al mondo della scuola. L’Alternativa passa per l’offerta di gruppi dirigenti credibili come forza di governo. Ma ancora non ci siamo – secondo De Luca -  Però mi pare che l’Italia si stia svegliando. Se avremo coraggio di partire da un principio di realtà e dire a noi stessi la verità. E avremo la capacità darci un partito degno di questo nome e non una confederazione di correnti, sottocorrenti e sottogruppi. Ma un vero partito politico, che abbia una direzione di 20 dirigenti, tutti rappresentanti dei territori e dei settori sociali, capace di un dibattito vero, non di finzione, che riconquisti il suo stile, e il rispetto dei cittadini. E allora sì – conclude Vincenzo De Luca -  possiamo ricominciare. Ma non ci siamo ancora. Speriamo che le prossime settimane le vicende congressuali del Pd ci faranno fare passi in avanti sul piano programmatico e della credibilità dei dirigenti. I dirigenti sono credibili quando hanno la cultura, la capacità di organizzazione e di comunicazione. Parlare il linguaggio delle persone normali. Le post verità, le fake news… Abbiamo componenti delle cinque stelle che sono squadristiche. Non sanno l’abc di un’ istituzione democratica. Noi possiamo riprendere il cammino nell’interesse di un paese che va lentamente verso il declino. Guardiamo con fiducia al futuro”.