Punto di vistail commento di Pierluigi Melillo

L'infinito duello De Luca-Dema che fa male alla Campania

Lo scontro tra governatore e sindaco di Napoli rischia solo di danneggiare i cittadini

l infinito duello de luca dema che fa male alla campania

Non sappiamo se il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, o il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, abbiano sul comodino una copia del "Principe" di Machiavelli che più di 500 anni fa scriveva: "Un principe deve tener conto dei grandi ma non farsi odiare dal popolo". In fondo è proprio quello che non riescono a fare i due politici che guidano le istituzioni più importanti della Campania. Se continuano così rischiano di perdere il consenso del popolo. E commettono un grave errore: ora che si avvicinano gli appuntamenti elettorali hanno deciso di inasprire un duello che non fa bene alla Campania. Non è chiaro perché De Luca per evidenziare i risultati dei suoi 4 anni di governo a Palazzo Santa Lucia debba continuare a martellare il primo inquilino di Palazzo San Giacomo, passando nel giro di un anno dal poco garbato e sprezzante "sequestratelo e sputategli in faccia" al più filosofico "continua a fare ammuina, ma rappresenta il nulla".

E sull'altra sponda non va meglio, anzi l'ex arancione rivoluzionario de Magistris deve ricordare puntualmente che "De Luca è un pessimo presidente della Regione, che è raccapricciante perché cavalca l'onda nera per recuperare un consenso che non ha più e che ossessivamente attacca la città di Napoli. Con lui è impossibile avere un dialogo". Ed è per questo, dunque, che lo sfiderà alle regionali del 2020. Lo scenario che si presenterà davanti a noi non sarà dei migliori. Anche perché al voto manca più di un anno e la Campania aspetta risposte urgenti su problemi drammatici: lavoro, criminalità, welfare, sanità e trasporti, solo per dare qualche elemento in più rispetto alle attese dei cittadini di questa regione stanchi di polemiche e vecchie liturgie dei partiti. E certo non servono scoloriti duelli rusticani, che faranno solo il gioco di chi cavalca l'onda del populismo promettendo un futuro migliore che forse non vedremo mai.