24 Ore

Ecco perché Arvonio si deve dimettere

Troppi dubbi sulla sua nomina. Ma non solo: era a conoscenza delle illegittimità?

Il comandante della polizia municipale di Avellino, Michele Arvonio, deve dimettersi. E deve farlo ora, senza attendere gli esiti dell'inchiesta giudiziaria, delle decisioni della Corte dei Conti, delle indagini dell'ispettorato del lavoro. Deve dimettersi perché si è sempre definito un “campione della legalità”, perché si è presentato alla città con le stimmate dell'uomo tutto di un pezzo, il rappresentante delle istituzioni, l'ufficiale dal pugno duro e il promotore della “tolleranza zero”.

I dubbi sollevati sulle procedure che hanno portato alla sua discussa nomina, gli interrogativi sulla validità dei provvedimenti firmati a suo pugno, lo depotenziano del tutto. Lo rendono meno credibile. Non può più presentarsi agli avellinesi con l'aureola del santo purificatore, del comandante che non teme – come lui dichiara – i “poteri forti”. Anche perché sono stati proprio quei poteri forti a imporre contro tutte le regole la sua nomina, e – incuranti delle indagini – hanno poi provato a sanare il sanabile con un concorso che non si poteva fare e che infatti è stato annullato alla vigilia delle prove scritte.

Ma c'è anche un altro dubbio che alimenta questa storia e che il comandante Arvonio non può non tenere in considerazione. Un uomo delle istituzioni, uno che conosce bene norme e regolamenti, davvero non sapeva che l'amministrazione stava cucinando un pasticcio a base di scelte illegittime pur di affidargli l'incarico di capo della polizia municipale? Ignorava che il comune di Avellino non avrebbe mai potuto assumerlo? Non ha ritenuto almeno sospetta quella convenzione con il comune di Tufino? Non ha immaginato che assumere l'incarico lì dove già operava un ufficiale più alto in grado poteva suscitare come minimo qualche dubbio sulla regolarità della sua posizione?

Domande legittime. Che rendono la posizione del comandante come minimo precaria e dovrebbero – se prevale il buon senso – convincere Arvonio a rimettere l'incarico, tornare a Tufino e mettere fine a una situazione almeno imbarazzante.

Nel frattempo il consigliere comunale Gianluca Festa dichiara – nell'intervista che potete vedere in calce a questo articolo -: «Il sindaco Foti sulla vicenda deve chiedere scusa alla città». Ma bastano le scuse per rimediare a questo continuo schiaffo alla legalità, al mancato rispetto delle norme, e a questa cavillosa ricerca dell'apparare tutto con altri errori? Crediamo proprio di no.

Luciano Trapanese