La morte di Angelo caso nazionale. Davvero colpa del freddo?

Il dramma di Avellino ripreso da tg e giornali nazionali. Ma è c'entra davvero solo il mal tempo?

Ma è davvero così? Angelo è davvero morto per il troppo freddo? Non crediamo. O, almeno, il freddo è stata solo la causa visibile.

Avellino.  

 

di Andrea Fantucchio

La morte del quarantatreenne Angelo Lanzaro, deceduto ieri nel Mercatone, è divenuta notizia nazionale. Ripresa da tutti i maggiori tg italiani e siti d’informazione. Nell’ordine, ieri sera: tg5, Tg1 e Tg2. Si parlava di morti legati al mal tempo e dell'emergenza meteo di questi giorni. (Clicca sulla foto di copertina. E guarda il video) (La gallery fotografica a fine articolo ti mostra come si vive nel Mercatone)

Ma è davvero così? Angelo è davvero morto per il troppo freddo? Non crediamo. O, almeno, il freddo è stata solo la causa visibile.

Ne ha parlato ampiamente la collega Rossella Strianese nel suo articolo:"Morto di freddo nel Mercatone: ecco le colpe del Comune". Angelo non è stato vittima di una contingenza. Ma di un sistema assistenziale che ha fallito. Dimostrandosi sordo alle richieste di aiuto dei tre abitanti del Mercatone. Insensibile alle denunce dei mezzi di informazione. Un sistema incapace di trovare una soluzione adeguata.

Una pecca maggiore se si pensa quanto queste situazioni siano circostanziate. Non parliamo di una grande metropoli dove ci sono mille senza tetto. Avellino è un paese dove tutti conoscono i problemi di tutti. E anche i così detti ultimi hanno un volto e un nome. Pensiamo ad Antonio che vive in macchina a settant’anni. Ai ragazzi che abitano per strada a Via Tagliamento o via De Conciliis. Storie che abbiamo conosciuto attraverso le interviste dei giovani del nostro corso di giornalismo.

Insomma, i casi che richiedono assistenza in città si conoscono. E le scuse non valgono. Ieri abbiamo sentito quelle del Comune. Arrivate dall’assessorato alle Politiche Sociali.

Diceva l’assessore Teresa Mele: “I vigili urbani si sono recati più volte al Mercatone. Non hanno trovato Angelo e i suoi amici”.

Ci sembra strano. Abitavano lì tutti i giorni. Noi, ad esempio, li abbiamo sempre incontrati recandoci al Mercatone. Edificio che si trova, per un gioco del destino, a due passi dal Comune.

Né si può dire, come è stato fatto, che la situazione di Angelo fosse legata a un caso familiare recente. La sua storia era stata denunciata da almeno un anno.

Ma non è solo il Comune ad aver fallito. Anche le associazioni del terzo settore si sono dimostrate inadatte. Hanno fallito la Caritas le istituzioni ecclesiastiche. Dov’erano questi organi di solidarietà? Quando hanno sentito le storie di Angelo, di Sergio, di Virgilio, di Antonio. Si sono fatte avanti? E se qualcuno l’ha fatto è comunque colpevole di aver fallito. Di non aver insistito.

Ora sembra che i cittadini vogliano finalmente scendere in campo in prima persona. C’è chi vuole creare un fondo destinato ai senza tetto in città. Per fornire loro soccorso e un rifugio.

Quell’abitazione che avrebbe salvato la vita ad Angelo. I cittadini, così facendo, darebbero uno schiaffo alle istituzioni.

E a tutti gli enti che si sono dimostrati incapaci di svolgere il proprio compito. E salverebbero altre vite. Pur non rendendo meno amara la morte di Angelo. Ci sono ancora tanti punti interrogativi da chiarire. Perché chi sapeva non ha agito?

Considerando che Angelo, Sergio e Virgilio vivevano in un cantiere. Il Mercatone, edificio di competenza comunale. Stavano lì senza assistenza. Perennemente a rischio.

E, inoltre, perché sono state trasgredite le indicazioni della Protezione civile? Che  chiedeva ai Comuni di mettere al sicuro i senza tetto? Quei senzatetto che, ripetiamo, tutti conoscevano.

Domande che non trovano risposta. Quesiti sui quali toccherà  agli organi inquirenti far luce. Noi intanto speriamo che la tragedia di Angelo serva almeno a svegliare il torpore collettivo. La povertà e la miseria sono problemi reali, non astratti.

Abitano spesso a due passi da noi. E richiedono attenzione e interventi concreti. Vietato distrarsi o passare oltre.