Caso Asl:«Costrette a fare visite mediche in sgabuzzini» VIDEO

Dottoressa Bruno: «Dopo il trasferimento, non ho l'ufficio. M'arrangio così». Pronto il ricorso.

(Clicca sulla foto in alto e guarda il servizio video. A fine articolo tutte le foto) La psicoterapeuta denuncia: «Spostare il consultorio da San Tommaso è stato un errore. Qui non abbiamo uffici adeguati, si viola la privacy dei pazienti».

Avellino.  

 

di Andrea Fantucchio 

«Facciamo le visite mediche in stanze che sembrano sgabuzzini. Non possiamo timbrare il badge perché la macchina non funziona. Inoltre, a causa degli orari di chiusura imposti dai custodi che devono andar via, siamo costrette a firmare indicando un orario di uscita diverso e a macchiarci di falso ideologico». La psicoterapeuta Antonella Bruno, da venticinque anni a servizio dell'Asl di Avellino, descrive alle telecamere di Ottopagine.it i disagi vissuti dopo la chiusura del consultorio di San Tommaso e lo spostamento degli operatori divisi fra il consultorio della Ferrovia e il centro sociale Samantha della Porta. (Clicca sulla foto di copertina e guarda il servizio video di Ottopagine.it - A fine articolo tutte le foto)

Pronto il ricorso 

La Bruno, assistita dall'avvocato Fabio Tulimiero, depositerà un ricorso al giudice del lavoro perché ritiene di essere stata fortemente danneggiata dalla decisione della direzione dell'Asl

«Ho trent'anni di servizio alle spalle – spiega – eppure oggi devo assistere a tutto questo: non ho una stanza per fare le visite mediche. Devo adattarmi con gli spazi lasciati da chi è assente. E spesso sono costretta a lavorare in stanze non adatte: in molti vani c'è solo un banchetto senza nemmeno la scrivania. Non sono l'unica a vivere questi disagi. Penso per esempio al servizio di ginecologia che non ha neanche il bagno interno a disposizione. Donne che devono usufruire dei servizi dopo le visite, devono adattarsi in un bagno utilizzato da tutti gli operatori. Un bagno posto fra un disimpegno che fa anche da spogliatoio».

«Una scelta sbagliata»

La scelta dell'Asl di trasferire il consultorio viene duramente contestata per i tempi e i modi. I lavoratori hanno ricevuto l'ordine di servizio il tre agosto. Un ordine che per la Bruno, «Non indicava chiaramente la ragione del trasferimento del consultorio. Inutile poi provare a contattare i dirigenti».

Singolare che l'ordine di servizio sia stato consegnato quando il responsabile di distretto di San Tommaso, il dottore Armando Pirone, era in vacanza.

Comunque, ricevuta la notizia di trasferimento, i lavoratori si sono diretti al Samantha della Porta. Dove però hanno trovato diverse brutte sorprese.

«Oltre alla macchina dei badge non funzionante  – spiega la Bruno – non abbiamo potuto usare neppure il fax e non c'era una rete intranet. Rete fondamentale per fornire alcuni servizi ai pazienti. Inoltre siamo costretti a lasciare l'edificio prima della fine del nostro orario di servizio. Gli spazi del Samantha della Porta  non permettono di offrire ai pazienti i servizi che meritano. Siamo costretti a violare anche il principio deontologico della privacy perché come capite molti uffici sono piccoli e troppo vicini fra loro. A San Tommaso non era così, tutto ha funzionato bene per quarant'anni. Poi la chiusura, senza una motivazione».

Il Prefetto è pronto a intervenire

Molti operatori vogliono andare in fondo alla questione. Il centro di San Tommaso serviva anche quartieri come Rione Mazzini, Quattrograna e Bellizzi. Lo spostamento ha creato numerosi disagi ai pazienti. Molti di questi sono affetti da malattie psichiche o sono donne che affrontano periodi delicati della propria vita, come quelli successivi alla gravidanza. Il consultori ricoprono perciò un ruolo fondamentale nella comunità, veri fari per tante persone che vivono disagi sociali e hanno bisogno di assistenza specialistica. Spesso per evitare che il proprio malessere sfoci in episodi di violenza.

Proprio per questi pazienti è necessario che l'Asl faccia chiarezza. Ottopagine.it con l'associazione Movimento Difesa del cittadino di Generoso Testa lancia un appello alla dirigente Maria Morgante e alla direttrice sanitaria Emilia Anna Vozzella: date una risposta a queste persone bisognose. Anche l'assessorato ai Servizi Sociali di Avellino farebbe bene a far sentire la propria voce.

Intanto a inizio ottobre il nuovo prefetto del capoluogo irpino, la dottoressa Maria Tirone, incontrerà i lavoratori e le lavoratrici del centro di San Tommaso per ascoltare le loro ragioni. E poi farsi portavoce con le altre istituzioni.  

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