Coppia uccisa a coltellate. «L'assassino era un disoccupato»

Pasquale Orefice e Anna Esposito volevano tornare a Napoli dopo una vita di sacrifici

Napoli.  

Una vita trascorsa a lavorare in un villaggio di poco più di 5000 anime del Canton Berna, la pensione ormai vicine e il desiderio di ritornare a Napoli, la città d’origine. Il sogno di una coppia di immigrati napoletani poco più che sessantenni, Pasquale Orefice e Anna Esposito, é stato distrutto dal fratello di lei che li ha uccisi a coltellate, in quell’alloggio residenziale alle porte di Berna, dove vivevano da 25 anni.

Il dramma si é verificato sabato in un’elegante palazzina di Unterseen, nei pressi di Interlaken, uno dei luoghi più suggestivi della Svizzera. A uccidere i due coniugi, stando alle poche informazioni, fornite dalla polizia del Canton Berna, sarebbe stato il fratello della donna, lui pure morto poco dopo il ricovero in ospedale.

I poliziotti cantonali si sono trovati di fronte una scena agghiacciante: Anna e Pasquale erano a terra, in un lago di sangue. Il fratello della donna in piedi, minaccioso. Nonostante fosse ferito, l’uomo ha preso ad aggredire gli agenti, forse nella speranza di aprirsi una via di fuga. Urlava, scalciava e brandiva un coltello che forse aveva già usato. Gli agenti svizzeri non hanno potuto fare altro che  neutralizzarlo. Poi hanno tentato di salvargli la vita con una corsa a sirene spiegate all’ospedale, dove però è morto di lì a poco. 

«Era rimasto senza lavoro»

«Io so che il cognato, che viveva a Thun, era rimasto da poco senza lavoro e che Anna e Pasquale l’avevano ospitato in casa per aiutarlo», racconta Patrizio albergatore di Unterseen e amico di Orefice.

«Pasquale, sempre sorridente»

«Mi portava il pesce fresco e la selvaggina di qualità quasi tutti i giorni. Era sempre un piacere vederlo perché ti metteva di buonumore. Amava parlare di tennis e del Napoli. Ultimamente mi aveva confidato che il prossimo anno sarebbe andato in pensione ed era sua intenzione tornare definitivamente in Italia con Anna». 

É verosimile, dunque, che i 3 morti di Unterseen siano da ricondurre ad un “dramma familiare”. Rancori covati magari per anni che, improvvisamente, esplodono in atti di estrema violenza.

Le cause del dramma di Unterseen, forse originate da questioni di interesse, non sono ancora state rese note. “Lui lo vedevo spesso, perché lavorava per a ditta Michel Comestibles di Unterseen che distribuiva il pesce e veniva in settimana a consegnarcelo”, dice a Repubblica il gerente del ristorante Pizzeria Città Vecchia di Unterseen.