Un’attività complessa, quella portata a termine dalla Squadra Mobile in collaborazione con il Nucleo Prevenzione Anticrimine e il Commissariato di Polizia di Lauro. Almeno un centinaio di uomini impegnati sin dalle prime luci dell'alba per noificare le ordinanze di misura cautelare agli 11 indagati. A coordinare le operazioni il vice questore Marcello Castello, Capo della Squadra Mobile di Avellino. «Il personale impiegato è stato ingente. L’attività di indagine si è basata soprattutto su intercettazioni ambientali e telefoniche. Considerate inoltre che abbiamo operato in un contesto ostico, che non ha per nulla collaborato alle indagini. E’ evidente, pertanto, che l’attività di osservazione posta in essere, è stata veramente puntigliosa. Solo così potevamo ricostruire le responsabilità degli indagati. Purtroppo, i fatti di Pago Vallo Lauro si ripetono nel corso degli anni, comunità da anni sotto i riflettori della Procura Antimafia di Napoli».
Seguono poi le riflessioni sul patto tra politica e malaffare emerso nell'inchiesta della Dda. «In un modo o nell’altro - dichiara il vice questore Castello - siamo riusciti però ad addebitare responsabilità a coloro che inficiano la libertà di espressione nella collettività, soprattutto in occasione delle tornate elettorali. Abbiamo lavorato per restituire legalità ad un contesto che per diversi anni l’aveva persa. L’atteggiamento degli indagati era senza dubbio di collusione e di favore verso esponenti del clan Cava. Vantaggi che si concretizzavano con provvedimenti amministrativi a favore di questi signori. Si assecondavano abusi edilizi in ville con piscine, si favoriva l’assunzione di soggetti pregiudicati nelle municipalizzate del Comune, si tolleravano comportamenti sicuramente illegali come il furto di legname. In altre parole, era diventata sistematica una condotta tesa ad agevolare la condizione di benessere di soggetti poco chiari».