Sei mesi. Centoottantatre lunghissimi giorni. Trascorsi pensando a ciò che è accaduto. Già: ma cosa è davvero accaduto? Da quel 19 giugno, quando il suo corpo senza vita era stato rinvenuto nella piscina di un casale a San Salvatore Telesino, nessuno può dirlo con certezza. Meglio: nessuno può affermarlo solo sulla scorta delle ricostruzioni giornalistiche .- inevitabilmente incomplete e legate soltanto alla possibilità di restituire circostanze note agli indagati- o delle voci. Ne sono circolate tantissime sul caso di Maria, la bimba di 9 anni, rumena, rimasta vittima di una storia di cui non si conoscono ancora i contorni. Quelli sono contenuti negli atti curati da chi sta indagando.
L'inchiesta in corso procede per omicidio e violenza sessuale, ma fin qui non è stata scandita da novità tali da rimbalzare all'attenzione dell'opinione pubblica. Perchè anche la fisiologica 'corrispondenza' tra le eventuali richieste della Procura in materia cautelare e le risposte del Gip, chiamato ad accoglierle o a respingerle, restano confinate nell'assoluta riservatezza. Che viene interrotta solo se l'ufficio inquirente decide di appellare dinanzi al Riesame il no del giudice delle indagini preliminari. A quel punto, infatti, vanno avvisate le parti interessate. Prime fra tutte le persone che sono sotto inchiesta. Due quelle tirate in ballo, fino ad adesso, dall'attività investigativa: Daniel Ciocan, 21 anni, e la sorella Cristina, 29 anni, anche loro rumeni, difesi dagli avvocati Giuseppe Maturo e Salvatore Verrillo. A lui vengono contestate entrambe le ipotesi di reato, alla donna il concorso nella prima. Si sono sempre professati estranei ai fatti oggetto di un'indagine nella quale manca la 'pistola fumante'.
Attenzione puntata, dunque, sugli indizi; su un quadro complessivo che consenta di prospettare, con la forza della concordanza e dell'univocità, possibili, presunti profili di responsabilità in una vicenda drammatica. Centrata sulla terribile fine di una bambina morta annegata, che avrebbe subito abusi. Assistiti dall'avvocato Fabrizio Gallo, i genitori chiedono che sia fatta giustizia, convinti che la loro Maria sia stata uccisa. Un delitto sul quale non ha alcun dubbio la loro consulente, la criminologa Roberta Bruzzone. A differenza della sua collega Ursula Franco che, per conto della difesa, ritiene che si sia trattato di un tragico incidente: Maria sarebbe finita in acqua, nonostante non sapesse nuotare, dopo aver raggiunto la piscina in compagnia di coetanei o ragazzini più grandi. Possibile che in tutto questo tempo nessuno di loro si sia lasciato scappare un riferimento, un accenno a quella sera in cui San Salvatore festeggiava il suo patrono?
Interrogativi ancora sospesi in un'inchiesta costellata dai risultati dell'autopsia eseguita dal professore Claudio Buccelli e dalla dottoressa Monica Fonzo, dagli esami dei Ris, dalle numerosissime deposizioni raccolte dai carabinieri del maggiore Alfredo Zerella, dagli accertamenti sugli orari ed i movimenti, mappati dal gps,dell'auto di Daniel. Un lavoro lungo centoottantatre giorni. E ora, a che punto siamo?
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