Il bollettino meteo della protezione civile della Regione Campania parlava chiaro. Si prevede un' ulteriore diminuzione delle temperature, pertanto i comuni (tutti e dunque anche quello di Avellino) «sono invitati a individuare strutture idonee al ricovero di eventuale popolazione senza fissa dimora e di assicurare assistenza alle fasce fragili della popolazione».
Poi ci si sveglia il giorno dell'Epifania e si scopre che un senzatetto di soli 43 anni è morto in un box del Mercatone. E non un senzatetto sconosciuto. Lui non era un'anonima storia di ordinaria disperazione e miseria.
Lui era Angelo Lanzaro e ad Avellino lo conoscevano tutti. E tutti sapevano che abitava nel Mercatone da un anno e mezzo. E tutti ci siamo commossi un anno fa, quando il collega Ottavio Giordano è andato a trovarlo prima di Natale. Angelo era nel suo lettino di fortuna, dietro quella saracinesca dove stamane lo hanno trovato cadavere. Un anno fa.
Ora, perché quest'uomo dopo un anno fosse ancora nel Mercatone è un mistero. Dopotutto Avellino non è Napoli. Le persone che vivono in condizioni di estremo disagio non sono poche ma nemmeno in numero tale da determinare un problema ingestibile per chi è istituzionalmente deputato a farlo.
Eppure a Napoli qualcuno dall'assessorato ai servizi sociali si è preoccupato di allertare tutte le strutture del territorio per ospitare i clochard, sono state aperte le metropolitane. I dormitori, pur essendo già pieni, hanno aggiunto materassi e coperte.
A Salerno, sei giorni fa (quando si cominciava a parlare di Befana al gelo) il Comune ha allestito un ricovero per senzatetto in via dei Carrari con l'aiuto dell'associazione l'Abbraccio e dei volontari del ristorante sociale.
Ad Avellino, dove si sapeva da giorni che le temperature sarebbero scese molto al di sotto dello zero, non è stato fatto niente. A questo punto ci chiediamo: qualcuno a Palazzo di Città ha letto il contenuto dell'allerta meteo della protezione civile?
E se lo ha letto perché nessuno si è preoccupato di offrire ai tre senzatetto del Mercatone un riparo per questi giorni di gelo?
Era stata avvisata la Caritas? Chi era stato allertato?
Di sicuro, stando a quanto si apprende, erano stati avvisati i vigili urbani. E' lo stesso assessore alle politiche sociali del Comune di Avellino, Titti Mele a dichiararlo. La Mele, avvisata dalla stampa di quanto era accaduto, si è recata con i lucchetti al Mercatone per chiudere i box occupati abusivamente. Poi quando le è stato chiesto perché non era stato offerto un alloggio ad Angelo, Sergio e Virgilio la risposta è stata la seguente: «Il comandante della Polizia Municipale Michele Arvonio è venuto a fare dei sopralluoghi per capire chi erano le persone che vivevano all'interno del Mercatone, ma non è mai riuscito a trovarle».
Angelo e gli altri due vivevano da un anno e mezzo in quei garage. 18 mesi. 547 giorni. Non erano latitanti irreperibili. Sono persone che non hanno un lavoro, di giorno mangiano dove capita, qualche volta alla Caritas, chiedono l'elemosina. Poi tornano nel loro rifugio. A volerli trovare, si trovano. A volerli aiutare, si aiutano. A volerlo, appunto. Ma qui non si tratta di solidarietà. E, per quanto odioso possa apparire il distinguo, non si tratta nemmeno di immigrati senza documenti e sconosciuti alla pubblica amministrazione.
Angelo Lanzaro aveva 43 anni ed era un cittadino italiano. Aveva chiesto un alloggio al Comune e per motivi a noi sconosciuti non aveva mai ricevuto sostegno e aiuto. L'assessore Mele ha anche aggiunto, alla fine: «Ora lavoriamo per trovare una soluzione per gli altri due, e anche per Antonio il signore che da tempo vive in auto». Ora forse è troppo tardi, assessore.
Rossella Strianese