Caserta

“Commercializzavano mozzarella di bufala con marchio "D.O.P." contraffatto, in quanto prodotta con l'aggiunta di latte vaccino (peraltro spesso inacidito a causa del lungo tempo trascorso tra il momento della mungitura e la lavorazione finale); - adulteravano sistematicamente il latte usato per la produzione, con l'intento di mascherare il processo di invecchiamento ed acidificazione, aggiungendo alla materia prima dell'idrossido di sodio (ed. soda caustica) - prodotto potenzialmente dannoso per la salute pubblica”. Queste le accuse nei confronti di amministratori e soci di tre noti caseifici operanti nelle province di Caserta e Napoli e dei titolari di un allevamento bovino e bufalino della provincia di Caserta, finiti al centro dell'operazione “Aristeo” condotta dalla guardia di finanza di Caserta e coordinata e diretta dalla procura di Santa Maria Capua Vetere.

Oltre 40 militari appartenenti alla Compagnia della Guardia di Finanza di Marcianise hanno notificato dieci provvedimenti cautelari, emessi dal G.I.P. del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere - su richiesta della Procura - nei confronti di amministratori e soci di tre noti caseifici operanti nelle province di Caserta e Napoli e dei titolari di un allevamento bovino e bufalino della provincia di Caserta. Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza con l'ausilio dell'Azienda Sanitaria Locale, “hanno infatti consentito di disvelare un vero e proprio sistema criminoso finalizzato all'adulterazione di prodotti lattiero-caseari e alla contraffazione della denominazione di origine delle mozzarelle di bufala campana attraverso l'uso nel ciclo produttivo di un additivo non autorizzato, nonché il mancato rispetto dei vigenti protocolli sanitari a tutela dei consumatori e delle indicazioni tecniche del disciplinare del consorzio di tutela del marchio D.O.P. della mozzarella di bufala campana”. Ipotesi di reato che consentiva di porre “dolosamente in commercio prodotti caseari realizzati con il latte così adulterato; - in talune occasioni avevano acquistato ed immesso nel processo di produzione dei latticini, anche latte proveniente da allevamenti non indenni da TBC (tubercolosi) senza l'avvenuta adozione delle cautele imposte dal protocollo sanitario normativamente previsto. In particolare – si legge in una nota della Procura -, le condotte fraudolenti accertate possono ricondursi essenzialmente a tre fattispecie: 1) Adulterazione del latte crudo con additivo vietato (idrossido di sodio, ossia soda caustica). Per abbassare il livello di acidità del latte dovuto alle scarse condizioni igieniche e/o al tempo trascorso dalla mungitura alla lavorazione (latte vecchio) che comporta la fermentazione del latte con aumento della carica batterica e conseguente crollo del PH”.

Le aziende sequestrate sono state quindi consegnate per la loro futura gestione ad un amministratore giudiziario, che potrà continuare l'attività commerciale nel pieno rispetto della normativa di settore, tutelando nel contempo i numerosi lavoratori. A maggior garanzia dei consumatori, poi, le operazioni di consegna dei complessi aziendali sono state precedute da rigorosi controlli sugli impianti, sulle materie prime e sui prodotti giacenti operati da parte di ispettori qualificati dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e della locale Azienda Sanitaria.