Come ampiamente prevedibile, anche questa volta la tifoseria granata ha risposto con freddezza all'appello della società. Nonostante l'importanza della posta in palio, il pubblico si è distaccato progressivamente da un Arechi che presentava ampi spazi vuoti in tutti i settori e che solo a tratti è sembrato quel catino infuocato ed infernale che in passato faceva la differenza. Soltanto il gol di Rosina ha destato gli spettatori dal torpore, una prodezza su calcio piazzato che ha strappato applausi alla platea, ma che non è bastata per vincere e restituire il sorriso ad un popolo che, implicitamente, ha mandato un messaggio alla proprietà: si tornerà in massa sui gradoni soltanto quando sarà allestita una rosa che punti alla vittoria del campionato. "Ci fossimo trovati al posto di Frosinone e Cittadella ci sarebbero state 20mila persone, quelli di oggi sono già troppi" commentava con amarezza un tifoso storico come Gabriele Stanzione, mentre Nunzio Torraco esponeva un cartello critico nei confronti della piazza "perchè prima di pretendere dobbiamo anche dare". La curva Sud, onorando con cori e striscioni la memoria del SIberiano, la sua parte l'ha fatta fino in fondo: cori, sciarpate, frasi di incitamento, un boato liberatorio quando Rosina ha insaccato il pallone dell'1-1, ma anche qualche fischio al termine del match, quando solo i risultati provenienti dagli altri campi hanno permesso di valutare questo pareggio in modo meno pessimistico. In totale i paganti erano 6600, per quello che è, di fatto, lo zoccolo duro del tifo: la media spettatori scende progressivamente e Salerno rischia di chiudere la stagione una posizione di classifica anonima anche da questo punto di vista. Dopo Cremona doppia sfida interna: inversione di tendenza o ulteriore fuga dall'Arechi?
Gaetano Ferraiuolo