A prescindere da tutto quello che è accaduto quest'anno, dai fattori imponderabili, dai bilanci in attivo e dalla possibilità di partecipare per il quarto anno consecutivo al campionato di serie B, c'è una cosa che questa stagione ha lasciato in eredità: la consapevolezza che la città di Salerno non vuole più accontentarsi di un torneo anonimo e privo di ambizioni. Da gennaio in poi è troppo evidente che qualcosa sia cambiato: la Salernitana, in teoria e sulla carta, aveva al 31 dicembre un organico da ottava posizione ed era stata a lungo tra le prime 5-6, ma partenze e arrivi invernali non permisero di alzare l'asticella e di fare quel balzo in avanti in termini di qualità che avrebbe consentito a Colantuono di allenare un gruppo di maggiore qualità e che potesse giocarsela alla pari con tutti. "Bastavano due tasselli di spessore per lanciare almeno alla piazza un segnale: quello di volerci provare" era opinione assai diffusa sul web e, a lungo andare, i pochi spettatori presenti all'Arechi hanno manifestato dissenso e disapprovazione non solo con cori e fischi all'indirizzo di Lotito (invitato al confronto sotto la Sud a salvezza raggiunta), ma anche con innumerevoli striscioni riportanti grossomodo lo stesso contentuto: "Restituite un sogno a questa città".
Sarà un caso, ma questa volta si respira un clima decisamente diverso, con un'organizzazione quasi maniacale di ogni dettaglio che lascia presagire un mercato da protagonisti: basta tornare indietro nel tempo per notare che quasi mai, al 27 di maggio, argomenti come strutture, ritiro, settore giovanile, investimenti, marketing e campagna abbonamenti erano stati trattati con così tanto zelo, al punto che il tecnico Stefano Colantuono non solo ha visionato personalmente la prossima casa della Salernitana dando disposizioni di carattere organizzativo ben preciso, ma è stato già convocato a Roma per stilare la lista di possibili arrivi, sicure partenze e probabili riconfermati, tutto mentre Fabiani e Mezzaroma annunciavano iniziative, calo dei costi per acquistare un abbonameneto, volontà comune di festeggiare il centenario con un grande risultato sportivo e gli avvocati già a lavoro, sotto traccia, per risolvere la querelle multiproprietà che, come ribadito da anni, non vieta alla Salernitana di andare in A, ma costringerebbe Lotito a vendere a stretto giro di posta. L'idea è quella rilanciata dall'avvocato Capobianco all'esterno dell'Arechi ed è stata ritenuta fattibile da Silvia Morescanti, noto avvocato penalista che segue le sorti della Salernitana: il trust. Un po' come fece Lombardi con cavalluccio marino, marchio, Energy Power e Salerno calcio tutelando aziende e beni immateriali, esonerati da ogni problematica futura. Ora la palla passa alla dirigenza e alla società: a prescindere dal budget (il CIttadella è ai play off con una spesa di 3 milioni per gli ingaggi, meno della metà della Salernitana) è importante muoversi bene, con intelligenza e possibilmente prima del ritiro. A questa Salernitana serve un portiere esperto, un centrale difensivo, un terzino sinistro, almeno due centrocampisti di qualità e due bomber di esperienza, dal momento che Montalto ha segnato tanto solo quest'anno e ripetersi è sempre difficile. CI sono, però, i presupposti per essere fiduciosi: lottare per la A è nell'interesse di tutti e le garanzia si chiama Stefano Colantuono, addirittura pronto a rinnovare il contratto.
Redazione Sport