Per Frosinone, Palermo, Cittadella e Venezia il campionato di B versione 2018-19 non è ancora finito, per la Salernitana purtroppo sì e da tempo e bisogna assolutamente programmare una grande stagione non solo per la solita cantilena del centenario, ma anche e soprattutto perchè ci sono 5-6mila persone che hanno seguito dappertutto la squadra e meritano progetti e chiarezza dopo un'annata che, non fosse stato per Minala, avrebbe regalato davvero ben poche emozioni. Sia chiaro: quello della salvezza non è un obiettivo raggiunto, ma un traguardo conquistato. Teoricamente la proprietà aveva parlato di progetto triennale e, da questo punto di vista, purtroppo la Salernitana non ha alzato l'asticella assestandosi a metà classifica e sognando i play off all'inizio e con un allenatore che, alla vigilia dell'esordio col Venezia era stato fin troppo chiaro. Parlare di ciò che poteva essere e non è stato, soffermarsi sul mancato arrivo di un bomber e di un grande centrocampista a gennaio e confrontare i numeri di Colantuono con quelli di Bollini è diventato ormai inutile, quello che conta è che tutti- stampa e piazza compresi- imparino da quanto accaduto in questo intensissimo triennio per permettere alla Salernitana di ambire al massimo, proprio come merita lo zoccolo duro.
Sia chiaro da subito: non ci iscriveremo mai al partito di quelle persone che hanno trovato nella multiproprietà l'alibi dell'assenza allo stadio. Il regolamento non vieta alla Salernitana di vincere la serie B, ogni imprenditore serio sa bene che i ricavi arrivano nella massima categoria e se i granata non hanno mai lottato per la promozione dal 2015 ad oggi è perchè qualcosa è stato sbagliato o è andato storto, non certo per strategie costruite a tavolino che appartengono alla mente di chi di mestiere fa il regista di film e non il tifoso della Salernitana. Tocca però a Lotito e Mezzaroma dimostrare con i fatti che stavolta le cose possono andare diversamente: da questo punto di vista la riconferma di Colantuono, la scelta in ampio anticipo della sede per il ritiro, l'importanza data al centenario, l'incontro col Comune, l'abbassamento dei prezzi dei biglietti e degli abbonamenti e i lavori per una struttura di proprietà lasciano ben sperare.
Del resto dagli errori del passato, come ha detto spesso Lotito, si deve imparare, magari costruendo una base solida che duri negli anni. Il Frosinone, tanto per fare un esempio, dal 2013 ad oggi ha mantenuto in rosa e in tre categorie diverse almeno 7-8 elementi integrati in ogni stagione con giovani di prospettiva e calciatori di esperienza, il Venezia in B è ripartito con l'ossatura della scorsa stagione e ha avuto il coraggio di giocarsela con ragazzi alle prime esperienze, ma molto più affamati di gente ormai "arrivata" e che, per dirla alla Capuano, "si vuole assicurare la pensione firmando contratti pluriennali". A Salerno tutto questo è accaduto a sprazzi: nel tempo si sono persi per strada pezzi pregiati come Gori, Gomis, Moro, Nalini, Gabionetta, Donnarumma, Coda e ora Sprocati che, pur portando tanti soldi nelle casse societarie (e in tempi di crisi dare uno sguardo al bilancio è un merito importante), potevano far parte di una grande Salernitana. La speranza è che, andato via Sprocati (pare alla Lazio, c'è da capire con quale vantaggio economico per i granata), si riconfermino i migliori e si intergri la rosa in tutti i reparti e quanto prima possibile.
Siamo ancora al 10 giugno ed è prestissimo per azzardare previsioni e attendersi innesti, del resto molti club anche importanti rischiano di fallire o di essere retrocessi a tavolino, play off e play out sono ancora in corso e qualunque società aspetta alla finestra per non farsi sfuggire l'occasione. Oggi, però, da questa proprietà economicamente fortissima e di grande esperienza ci si attende il salto di qualità. Si vuole davvero un calciatore giovane di prospettiva? Si va dalla società di appartenenza, si tratta e lo si acquista. Si individua in un "top player" l'elemento giusto per lottare almeno per i play off? Si alza l'offerta economica e lo si porta a casa. Non per il criterio "più spendi più vinci", ma per dare dimostrazione alla piazza che, quando si punta un obiettivo, lo si acquista senza se e senza ma, un po' come accaduto in Lega Pro, quando la Salernitana voleva vincere ed ha vinto portando in categorie poco blasonate gente come Mounard, Biancolino, Caputo, Montervino, Giubilato, Guazzo, GInestra, Mancini, Molinari, Gori, Pestrin, Moro, Gabionetta, Calil, Lanzaro e Colombo.
Derby a parte, l'Arechi da novembre in poi è stato un deserto, finanche molti abbonati hanno deciso di restare a casa. Assenza di passione? No, volontà di ambire a qualcosa in più. E se anche chi ha sottoscritto a scatola chiusa una sorta di "contratto" con la squadra del cuore preferisce disertare l'appuntamento è necessario che tutti si pongano qualche domanda, consapevoli che la crescita di un progetto passa per la forza di ogni componente. Alla società il compito di investire, di fare una programmazione oculata, mirata e con acquisti di valore (e possibilmente non dalla Lazio, la frase "a Salerno è stata una bella esperienza, ma il sogno è la maglia biancoceleste" ha francamente annoiato, tanto più perchè la stragrande maggioranza dei laziali a Salerno ha giocato malissimo), dichiarando anche apertamente di voler provare ad andare in serie A. Perchè il vero tifoso non pretende la vittoria del campionato, ma almeno di tentare, di non arrivare ad aprile pensando già alla prossima stagione. Certo, guardandosi intorno ci si rende conto che ci sono realtà anche più importanti di Salerno che rischiano la C, il fallimento, la retrocessione e che non pagano nemmeno le bollette della luce, ma contestualmente ci sono piazze con poche migliaia di spettatori che da tempo spadroneggiano tra A e B senza nemmeno spendere tanto.
La palla, ovviamente, passa anche alla tifoseria, anche stavolta divisibile in due tronconi: lo zoccolo duro, che ha già annunciato diserzione ad oltranza qualora non si costruisse una squadra competitiva, e il popolo web, quello che vede ombre ovunque, che se viene un giovane dice che Lotito non vuole investire e se viene uno esperto afferma che è a fine carriera. Di questa gente la Salernitana non ha bisogno: Casasola, tanto per non andare troppo indietro nel tempo, insegna che prima di giudicare chiunque è necessario vederlo all'opera sul campo e non è detto che chi arriva dalla A sia più forte di un talento pescato in terza serie. L'esempio è sempre il solito: prendiamo l'undici del Cittadella e quello del Venezia, la stessa formazione a Salerno avrebbe garantito i medesimi risultati? L'Arechi, quando spinge e tifa, è uno dei pochi stadi che può vincere partite e campionati, è l'ambiente che deve crescere a 360° imparando, una volta tanto, a commentare i fatti, ad aspettare gli eventi, a giudicare per quanto vede senza pregiudizi, antipatie o prese di posizioni perennemente contro e che spesso nascondono altre motivazioni.
Mai come ora sono i tifosi- quelli veri- ad essere in credito con la società e legittimamente aspettano un grande portiere, un grande centrale difensivo, un forte terzino sinistro, un centrocampo di qualità e almeno un bomber di categoria. E le contestazioni, in fondo, siano da stimolo per i presidenti: se non ci si "accontenta" della B è perchè vengono riconosciute loro potenzialità di categoria decisamente superiore. E allora tutti in attesa che nasca una grande Salernitana, la sensazione è che al quarto anno di B non si possa davvero più sbagliare
Gaetano Ferraiuolo