Benevento

La 'palla' è ora passata nelle mani del gip Loredana Camerlengo, che dovrà decidere se archiviare, così come chiesto dalla Procura - o disporre l'imputazione coatta, sollecitata dalla parte offesa-, l'inchiesta a carico di diciotto medici e del rappresentante legale di un'azienda farmaceutica, chiamati in causa per la morte di una 78enne della provincia di Caserta, avvenuta al Rummo il 24 maggio del 2015.

Epilogo di una storia iniziata due mesi prima con la caduta accidentale della vittima, che aveva subito la frattura del femore destro. Una lesione che aveva reso indispensabile un intervento chirurgico al quale era stata sottoposta il 4 marzo nell'ospedale di Piedimonte Matese. Dopo alcuni giorni di degenza la pensionata era tornata a casa, munita di una terapia farmacologica. Alla quale era stata aggiunta dal medico di famiglia, per l'insorgenza di un'infezione purulenta della ferita, la somministrazione di un antibiotico, andata avanti per oltre un mese e mezzo. Le condizioni della malcapitata, già affetta da alcune patologie, erano però peggiorate.

Ecco perchè il 2 ed il 5 maggio aveva raggiunto il Rummo, dove non era stata però ricoverata. Due tappe intervallate da quella del 4 maggio all'ospedale di Piedimonte, dove le era stata diagnosticata una reazione allergica da farmaci, con la comparsa di pustole su gran parte del corpo, e le era stato consigliato di rivolgersi ad un centro dermatologico. L'8 maggio il ritorno al Rummo, il ricovero ed una serie di accertamenti; infine, dopo sedici giorni, il decesso.

Ad agosto i figli avevano presentato una denuncia alla Procura di Santa Maria Capua Vetere, poi gli atti erano stati trasmessi a quella di Benevento. Dopo il no del gip Loredana Camerlengo alla sua richiesta di incidente probatorio, il sostituto procuratore Marcella Pizzillo aveva affidato ai dottori Vincenzo Martignetti e Valeria Conti l'incarico di una consulenza. Un lavoro concluso con l'esclusione di qualsiasi responsabilità a carico dei medici per una morte determinata – avevano scritto – da una “insufficienza respiratoria acuta secondaria ad una infezione nosocomiale in soggetto defedato per gli esiti di una grave reazione cutanea a farmaci”.

Nessun profilo colposo era stato ravvisato, sul versante farmacologico, anche rispetto alla somministrazione di un determinato antibiotico, “avvenuta in maniera adeguata, e nel caso in esame è conseguito, come effetto perfettamente rientrante nelle reazioni di ipersensibilità, una pustolosi esantematica acuta generalizzata, maggiormente frequente per i pazienti psoriaci”.

Di qui la proposta di archiviazione, alla quale si è opposta, per le parti offese, l'avvocato Paolo Piccialli, supportato da una consulenza curata dal medico legale Monica Fonzo centrata sulla sussistenza di “elementi di imperizia, negligenza ed imprudenza nel comportamento” dei sanitari.

Questa mattina la camera di consiglio dinanzi al gip Camerlengo, ora l'attesa per la scelta che adotterà nei confronti degli indagati, difesi dagli avvocati Marcello D'Auria, Angelo Leone, Sergio Rando, Pietro Ronga, Maria Grazia Gaudiello, Pierluigi Varischi, Luigi Plati, Eliana Giugliano, Claudio Barbato, Mario Feo, Giovanni Di Caprio e Giuseppe Riccio.

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