La vicenda del coro intonato contro Napaoli da alcuni esponenti dell'under15 della Juventus all'indomani di una vittoria continua a rappresentare argomento di discussione assai gettonato, al punto che numerose testate anche nazionali stanno continuando a parlare di quanto accaduto "criminalizzando" un gruppo di ragazzini che, in un momento di festa, ha commesso una leggerezza che certo va condannata, ma della quale probabilmente si è già discusso abbastanza. Finanche il tecnico Massimiliano Allegri ha detto la sua in prima persona esortando i giovani a crescere permeati da valori quali senso di appartenza, rispetto e cultura della sconfitta, quello stesso allenatore che però dalla panchina e per tutto l'anno ha ascoltato cori ancora più gravi provenienti dalla sua curva senza mai battere ciglio. Tutto questo falso moralismo è ancora più triste rispetto all'episodio in sè, del resto se la prima squadra è libera di fare e dire quello che vuole e tollera senza problemi gli atteggiamenti razzisti e provocatori degli ultras perchè un ragazzino dovrebbe comportarsi in modo completamente diverso? Il più bersagliato di tutti è ancora Luciano Pisapia, talento salernitano che, con enormi sacrifici personali e della famiglia, è riuscito ad indossare con pieno merito la maglia della Juventus dimostrando anche in Piemonte di avere i mezzi tecnici e soprattutto morali per diventare in futuro un calciatore importante, lui che a sei anni si allenava sotto la pioggia o con 40 gradi all'ombra al Parco del Mercatello seguito dal padre Massimo, dall'amico Gaetano e da tanti ragazzi che hanno dispensato consigli rivelatisi preziosi nel corso della sua breve carriera.
Un rimbrotto sarebbe bastato, ancor di più perchè il diretto interessato ha avuto l'umiltà e l'intelligenza di scusarsi pubblicamente ricordando di non aver nulla contro Napoli e i napoletani. Peccato, però, che molti tifosi di fede azzurra ancora oggi stiano scrivendo davvero di tutto su facebook: insulti, sfottò, addirittura minacce, dimenticando che stiamo parlando di un ragazzino di 15 anni che sicuramente imparerà molto da questo episodio, ma che non meritava assolutamente questa gogna mediatica che rischia di sfociare nella retorica più becera e di vanificare gli sforzi che gli hanno consentito di arrivare alla Juventus ancora così giovane. Sia chiaro: questi cori di discriminazione territoriale devono essere debellati dagli stadi e sin dalle scuole delle partire un processo di educazione vero e proprio che vada ben oltre le spiegazioni teoriche sulla fisica quantistica, la grammatica italiana e la prima guerra mondiale, ma se i più grandi forniscono un pessimo esempio e restano impuniti viene davvero difficile pensare che un bambino possa agire diversamente. La speranza, dunque, è che verso i "leoni da tastiera" che hanno massacrato un ragazzino ci sia la stessa linea di "tolleranza zero", non è da escludere possano esserci azioni legali. Perchè facebook, da troppo tempo, è diventato terreno fertile per chi offende chiunque e sfoga rancori e frustrazioni dimenticando che c'è un limite che non può essere oltrepassato.
Gaetano Ferraiuolo