di Simonetta Ieppariello
La festa del sacrificio di questa mattina in piazza Garibaldi a Napoli ha scatenato una bufera di polemiche nel capoluogo partenopeo. Libertà di culto a parte, nonostante le rassicurazioni di molti referenti religiosi, alcuni video racconterebbero ben altro orientamento per la celebrazione.
Il sacrificio dei capretti, come prevede la tradizione ha suscitato la preoccupazione degli animalisti e dei residenti della zona. Scene da non vedere. Scene di tortura pubblica per tanti. Nulla di tutto questo – assicura il responsabile dell’immigrazione CGIL Campania Jamal Qaddorah – è accaduto nel corso della festività anche se l’attenzione è rimasta alta.
Centinaia rappresentanti della religione islamica questa mattina si sono dati appuntamento in piazza Garibaldi a Napoli. Motivo dell’incontro è l’Eid Al Adha meglio conosciuta come “festività del sacrificio”. In questa occasione in diversi paesi del mondo, in segno di sottomissione e obbedienza, vengono sacrificati capretti e altri animali domestici. Fortunatamente tutto questo non si sarebbe verificato questa mattina, come ha assicurato il responsabile dell’immigrazione Cgil Campania Jamal Quaddorah, ma la protesta dei residenti è stata comunque forte. Ma un video rilanciato dal consigliere regionale dei Verdi Francesco Borrelli scatena la rabbia del popolo del web.
Il video è stato girato dal consigliere della II Municipalità Salvatore Iodice, racconta di una storia che invece stava per concludersi proprio con l’uccisione di uno di questi animali.
«Ero in auto con mia moglie» racconta Iodice, «in via Annunziata ed ho visto con la coda dell’occhio un ragazzo con un passeggino, da cui si intravedevano le zampe di un animale. Allarmato sono sceso dall’auto urlando contro il ragazzo intimandogli di liberare il capretto. Nel contempo poi, ho chiamato la polizia che prontamente è intervenuta con quattro volanti sul posto. Il giovane diceva di aver fatto sempre questa cerimonia nel suo paese e che era sua intenzione continuarla a fare. Io comunque non sono riuscito a rimanere fermo e dopo l’intervento delle forze dell’ordine – in attesa di una squadra dell’Asl – ho provveduto a mettere in sicurezza l’animale».
L’intervento del consigliere e delle forze dell’ordine – che hanno fermato ed identificato e denunciato in stato di libertà il ragazzo di origini marocchine per maltrattamento di animale – ha quindi scongiurato il peggio, ma tra i cittadini del posto la tensione sale e la preoccupazione continua ad essere forte.
Grazie alla denuncia dei Verdi è stata fermata e denunciata per maltrattamento di animali una persona che portava in giro per la città un capretto legato su un carrozzino per bambini per “celebrare” la Festa islamica del sacrificio. L’animale era visibilmente sofferente e con l’arrivo della Polizia e successivamente dell’Asl, siamo riusciti a liberarlo. “Ero in macchina lungo via Annunziata e ho visto due persone che spingevano un passeggino - ha dichiarato il consigliere dei Verdi della II Municipalità Salvatore Iodice. Ho visto delle zampe e mi sono allarmato. Mi sono reso conto che era una capra. Gli ho chiesto di liberare l’animale. Loro si sono opposti e ho chiamato la polizia. È una barbarie fuori dal mondo camminare con un animale legato in quel modo. Siamo per libertà di culto ma non permettiamo a nessuno di torturare animali. La Polizia ha fatto controlli sulle persone fermate e hanno chiamato l’ Asl. E’ scattata la denuncia per maltrattamento di animali”. “Abbiamo immediatamente attivato un pattugliamento dei volontari dei Verdi per evitare che in qualsiasi luogo della città vengano maltrattati e sacrificati pubblicamente animali in occasione di questa festa. La libertà di culto è uno dei pilastri della nostra Costituzione. Tuttavia non possiamo consentire che in nome di un rito religioso si commettano violenze ai danni di animali. In Italia la violenza sugli animali e la macellazione in pubblico sono assolutamente vietati per fortuna. Non sarà certo un rito religioso a renderli legali”. Lo ha dichiarato il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli.