Salerno

 

di Filippo Notari

Il giorno di San Silvestro, allo scoccar della mezzanotte, Angelo Gregucci avrà avuto più d’un desiderio da esprimere per il suo nuovo anno in granata. Su tutti l’esigenza d’invertire una rotta che - già prima del suo approdo sulla panchina dell’Arechi - ha portato la Salernitana in una posizione di galleggiamento che stride sia con gli obiettivi prefissati a inizio stagione dalla società che con le ambizioni della piazza.

Nelle ultime dieci, infatti, la squadra del cavalluccio marino ha viaggiato alla media di poco più d’un punto a partita, collezionandone appena undici (tre vittorie, due pareggi e cinque sconfitte). Un rendimento da zona playout (peggio hanno fatto soltanto Livorno, Foggia, Padova e Crotone) caratterizzato da una difesa troppo vulnerabile. Il punto di forza d’inizio stagione, infatti, si è trasformato nel tallone d’Achille dei granata che hanno incassato 16 reti nelle ultime dieci partite, di cui ben 10 nelle ultime cinque. 

Vulnerabilità a cui il tecnico di San Giorgio Jonico era riuscito a porre rimedio nelle prime due partite della sua gestione contro Foggia e Cosenza, nelle quali aveva trovato gli equilibri giusti per tenere inviolata la porta di Micai. Certezze venute meno nell’ultima sfida del 2018 contro il Pescara quando l’ex portiere del Bari è stato costretto a raccogliere per quattro volte il pallone in fondo al sacco. Un’inversione di tendenza preoccupante e sulla quale l’allenatore della Salernitana dovrà lavorare intensamente alla ripresa degli allenamenti (data e sede non sono state ancora fissate ma i granata torneranno in campo tra l’8 e il 9 gennaio, senza escludere l’ipotesi ritiro) per provare a puntellare la retroguardia del cavalluccio marino e risalire la china.