Agropoli

Pur “vivendo in un totale parassitismo”, come scriveva il Gip nell’ordinanza, erano capaci di portare a casa chili di oro al giorno. E’ non lesinavano di utilizzare minacce per intimidire sia le forze dell’ordine che il primo cittadino di Agropoli Adamo Coppola.  Disposto il giudizio immediato per il clan Marotta - Cesarulo, meglio noti come gli zingari,  sgominato con il blitz denominato “Il Faro”.

Il prossimo 2 maggio, dinanzi ai giudici del Tribunale di Vallo della Lucania, compariranno: Carmine Dolce , detto “Maruzziello” 42 anni; Antonio Dolce , alias “Capone”, 52 anni; Donato Marotta , detto “Papesce”; 54 anni, Gerardo Marotta 42 anni; Silvana Marotta , 45 anni; Vito Marotta , 28 anni; Vito Marotta , detto “Dumbone”, 26 anni; Anna Petrilli , 47 anni; Fiore Marotta , 49 anni.

Il gruppo operava da Nord a sud della penisola italiana. Immensa la ricchezza che era riuscito ad accumulare, grazie, soprattutto, ai furti nelle gioiellerie. Il patrimonio sarebbe stato, poi, reinvestito in beni immobili: case e terreni ad Agropoli e Capaccio Paestum. Oro in casa. Le attività del gruppo  sono state ricostruite grazie alle dichiarazioni rese da due ex affiliati, successivamente passati nelle fila dei collaboratori di giustizia. Il gruppo poteva contare sulla solidarietà familiare anche nel Nord Italia, segnatamente in Piemonte, a Biella, in provincia di Vercelli, dove trovava ospitalità e appoggio logistico per i colpi. Ospitalità che ripagavano lasciando un pezzo d’oro.

«Marescià... scrivete sempre, scrivete sempre... ma lo sapete che la vita è breve... si muore... cercate di fare il bravo». Questa soltanto una delle minacce che o' capone, uno degli affiiliati  ha rivolto ad un sottufficiale della compagnia di Agropoli che indagava su di loro. Minacce reiterate ai carabinieri e anche al sindaco Adamo Coppola.