Quella sera del 19 luglio del 2018, quando il figlio era stato ammazzato a colpi di pistola, loro non erano insieme. Lui, Rocco, papà di Giuseppe Matarazzo, 45 anni, di Frasso Telesino, era nell'orto, dove aveva telefonato due volte alla figlia: nella prima occasione non aveva avuto risposta, nell'altra le aveva comunicato ciò che purtroppo era successo.
Lei, Maddalena, mamma di Giuseppe, era in cima alle scale dell'abitazione quando aveva visto quell'auto nera arrivare alla contrada Selva. Il passeggero, descritto di carnagione scura e con capelli a caschetto, si era rivolta a lei per un'informazione sulla strada per Montesarchio. Giuseppe si era avvicinato al veicolo, dal quale il conducente aveva messo un piede all'esterno, e lei, pensando che fossero suoi conoscenti, era entrata in casa.
Poi, quando aveva udito i rumori dei colpi di arma da fuoco, si era precipitata fuori, ma quell'auto non c'era più. Una vettura scura, ai suoi occhi sospetta perchè mai vista, che Rocco ha spiegato di aver notato in paese, mezz'ora prima, mentre transitava dopo la macchina di Giuseppe che stava rientrando.
E' il racconto che i genitori della vittima hanno fornito nell'udienza di questa mattina, rispondendo alle domande del pm Francesco Sansobrino, degli avvocati Antonio Leone e Tullio Tartaglia, legali di parte civile, e degli avvocati Angelo Leone e Mario Palmieri, Orlando Sgambati e Angelo Raucci, difensori, rispettivamente, di Giuseppe Massaro, 57 anni, di Sant'Agata dei Goti, e Generoso Nasta, 32 anni, di San Felice a Cancello.
L'appuntamento è stato occupato anche dalla deposizione del medico legale Emilio D'Oro, che aveva effettuato l'autopsia; assenti, invece, la figlia di Massaro, Delia, e Giuseppe Cristofaro (sarà in aula il 22 ottobre), il consulente del pm che aveva curato l'analisi balistica, accertando che dalla 357 magnum di Massaro, al quale era stata ritirata per una discrasia del numero di matricola, sarebbero stati esplosi più colpi contro il 45enne: tre lo avevano centrato, mortale quello all'altezza della spalla sinistra.
Un'arma che Massaro è accusato di aver fornito al pari della Fiat Croma che, guidata da Nasta, sarebbe stata adoperata per portare a termine la missione di morte. Il 13 ottobre la prosecuzione del processo su un delitto per il quale mancano ancora il mandante ed il killer, che, secondo gli inquirenti, avrebbe come movente la vendetta.
Come più volte ricordato, un mese prima di essere ucciso Matarazzo aveva terminato di scontare una condanna a 11 anni e 6 mesi perchè riconosciuto responsabile di abusi sessuali ai danni della 15enne che il 6 gennaio del 2008 si era tolta la vita impiccandosi ad un albero. Una vicenda terribile sullo sfondo, dunque, di un omicidio al centro delle indagini dei carabinieri, che avevano fatto registrare una svolta con l'analisi dei dati del Gps.