“Le carceri sono finite nelle mani dei delinquenti: l’ennesima aggressione ad agenti nell’istituto di Pesaro è solo la testimonianza di una situazione diventata insostenibile perché proprio come è accaduto a Pesaro gli autori di aggressioni recidivi sanno di poter restare impuniti mentre gli agenti continuano a fare da bersaglio”.

Lo afferma il segretario generale del sindacato polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo che aggiunge: “la nostra preoccupazione cresce ogni giorno di più alimentata dagli effetti di un mix esplosivo provocato essenzialmente da tre fattori principali: la delegittimazione del personale penitenziario dopo i fatti di Santa Maria Capua Vetere, l’impossibilità a svolgere nelle carceri attività di contenimento se non si vuole essere
spacciati per “torturatori”, le promesse del Governo su scarcerazioni facili e detenzione da albergo a cinque stelle.

Siamo di fronte all’evidenza che le azioni messe in campo dall’attuale Governo sono le più nefaste e nocive di tutti i tempi, perché il Presidente Draghi è sicuramente un eminente economista di caratura internazionale in grado di traghettare il Paese fuori dalla crisi provocata dalla pandemia e la Ministra Cartabia è un’ottima figura costituzionalista, ma entrambi non sanno e né conoscono assolutamente nulla delle carceri. E con il loro comportamento, di fatto, hanno aggravato una situazione che la pandemia ha solo reso esplosiva.

Per non limitarci a tenere il conto dei colleghi che quotidianamente fanno ricorso ad ospedali e sanitari e per garantire l’incolumità degli agenti - continua il segretario - non ci resta che chiedere protocolli operativi, vale a dire codici di comportamento nei confronti dei detenuti violenti senza correre il rischio di inchieste giudiziarie o provvedimenti disciplinari.

Se non interverranno provvedimenti urgenti e seri - dice Di Giacomo - non ci resterà che consegnare le chiavi degli istituti e delle celle direttamente ai detenuti i quali, non appena verificheranno che le promesse su indulti, pene leggere e programmi di rieducazione non potranno essere mantenute, ritorneranno alla stagione delle rivolte che abbiamo conosciuto e dovuto, da soli, fronteggiare”.

Per questo la tutela degli “agenti per bene” come li definisce il Ministro Cartabia non può essere un atto formale e necessita di misure quanto più urgenti e decise. Prima fra tutte: individuare le menti che tengono le fila, dentro e fuori delle carceri, del piano di delegittimazione della polizia penitenziaria, alimentando un disegno eversivo da cui non gli agenti da soli ma lo Stato deve difendersi”.