Benevento

“Di respirare la stessa aria di un secondino non mi va” cantava Fabrizio De Andrè cristallizzando l'apparente inconciliabile rapporto tra guardie e detenuti. Ed è questa la chiave di lettura più intensa del film Ariaferma di Leonardo Di Costanzo per cui Silvio Orlando, che lo interpreta con Toni Servillo, ha vinto il David di Donatello come Miglior attore protagonista.
La pellicola è stata proiettata nel carcere di Poggioreale prima, in quello di Benevento questa mattina promossa dal Garante dei ristretti, Samuele Ciambriello.

“Le pene e il carcere servono a rieducare e non posso non chiedermi se il carcere come azienda non ha fallito se l'80 per cento dei detenuti fa ritorno. Queste iniziative servono ad andare oltre le mura dell'indifferenza. Ariaferma è un film educativo, formativo. C'è grande sensibilità e lo abbiamo proiettato per ridurre le distanze. E se il vecchio motto degli agenti di penitenziaria era 'vigilare per redimere' il nuovo dice 'infondere speranza', mi auguro che intorno alla comunità del carcere si crei un clima più sereno. Purtroppo per la politica il carcere è una risposta semplice a bisogni complessi”.
Ciambriello parla anche dei poliziotti penitenziari “Dopo i minatori fanno il lavoro più usurante che c'è. Ogni anno -aggiunge – decine di loro si suicidano, la politica fa finta di vivere la solidarietà”.
La pellicola che riesce a dare una fotografia molto verosimile dell'ambiente carcerario inquadra la realtà di un carcere in fase di chiusura. Un trasloco che ad una tratto subisce una battuta d'arresto lasciando 'sospesi' una dozzina di carcerati e altrettanti agenti e riscrivendo le regole dei rapporti tra le due categorie.

Al film è seguito un dibattito moderato dal giornalista Bruno Menna con il garante Samuele Ciambriello, l'attore Salvatore Striano, il direttore Gianfranco Marcello, Francesco Pedicini, presidente Nuova Cooperativa di Integrazione sociale e Adele Caporaso, della cooperativa Il “Melograno”.

“Siamo grati al garante dell'opportunità – ha rimarcato il direttore Marcello – questo film parla di noi, di tutte le persone che ci sono dentro, lontano dalla visione americana e più vicina a quella che viviamo in realtà”.

“Girarlo è stato duro. E' accaduto durante il primo lockdown ed eravamo chiusi in una bolla. Ma è anche stato emozionante – ha spiegato l'attore Salvatore Striano –. C'erano veri poliziotti penitenziari, oltre a me anche altri ex detenuti. E' un film poetico, che ci dice di smetterla di fare guardia e ladri e cercare il dialogo per uscire con le armi del lavoro, della cultura e degli aiuti”.