Castellabate

Franco Di Biasi, per tutti Sciarpetella, da 46 anni esce con la sua barca dal porto di San Marco di Castellabate per poi far arrivare sulle tavole di tantissimi residenti e turisti il pescato fresco del Cilento. Ma oggi Franco e sua moglie Rosalba non ce la fanno più a portare avanti una tradizione marinaresca che risale ai primi del 900. Il caro gasolio li ha messi in ginocchio. Da qui, la decisione di fermarsi: barca in disarmo, sbarcato l’equipaggio e messo in disoccupazione.

«Il costo del carburante non è più sostenibile - racconta sulla banchina, proprio davanti alla sua barca - Sinceramente, se dobbiamo uscire per non guadagnare nulla e senza recuperare neppure le spese, meglio fermarsi». E’ la prima volta, in oltre 40 anni di mare, che Franco si trova in una situazione così difficile. «Da 46 anni sto al timone di una barca e non mi sono mai fermato - rammenta - Ma, oggi, ci troviamo davvero in una condizione di non poter uscire. Mi dispiace per l’equipaggio, ma siamo alla frutta. Se non cala il carburante, preferisco fermarmi e prendere la disoccupazione».

Quella di Franco è la stessa condizione che stanno vivendo anche i suoi colleghi, e non solo di Castellabate. Dopo lo sciopero, infatti, la situazione non è migliorata e, purtroppo, man mano gli equipaggi sono costretti a rimanere a terra. Il carburante ha toccato la cifra di 1,40€ al litro ed è destinato a salire ancora. «A bordo siamo una decina di marinai - aggiunge Giovanni Di Luccia - Le lascio immaginare cosa significhi per noi non andare a pesca. Ma allo stesso tempo, se dobbiamo uscire per non recuperare neppure le spese, come dobbiamo fare? Se la situazione non cambia repentinamente, credo che nei prossimi giorni anche noi dovremo fermarci. Già il settore della pesca ha subito tanti danni negli ultimi anni, ora stiamo ricevendo il colpo di grazia con un aumento vertiginoso del carburante, che davvero non è più gestibile». I

l grido d’allarme, tuttavia, non interessa solamente il porto di San Marco di Castellabate. Striscioni di protesta sono comparsi anche nel porto di Sapri, sempre per protestare contro il caro carburante. La protesta, infatti, si sta allargando perché i pescatori non riescono più a sostenere le spese di gestione.