Salerno

Dopo lo scoppio della pandemia, le disuguaglianze economiche e sociali si sono acuite ulteriormente. Proprio durante la prima fase dell'emergenza, con il lockdown più duro e restrittivo di tutti, le persone senza fissa dimora hanno sofferto più di altri gruppi sociali. Tra le associazioni più attive che hanno lavorato in questo ambito, dando supporto e assistenza, c'è la Brigata di Strada. Ne parliamo con la presidente dell'associazione, Giulia Cozzolino.

Giulia, parliamo della genesi della Brigata: come nasce e gli obiettivi che si pone.

La Brigata nasce a gennaio 2019 presso il circolo Arci Marea dall'incontro di un gruppo di semplici volontari. All'epoca, rispondemmo ad un appello fatto su facebook che ricercava persone disposte a coprire, nella giornata di sabato, le classiche attività di un'unità di strada. Da gennaio 2022 poi, ci siamo ufficialmente costituiti come organizzazione di volontariato.

Che attività svolgete per dare supporto alle persone senza fissa dimora?

In quanto unità di strada, la finalità primaria della Brigata è quella di garantire un pasto serale a chi vive in strada e a chi si trova in difficoltà, ma in quanto particella operante in prima linea, le necessità in strada sono molteplici e diverse e a poco a poco, ci siamo resi conto che garantire solo un pasto non era sufficiente, ma era necessario allargare le nostre esperienze e competenze per cercare di fare di più 

Il tema della povertà assoluta e dell'indigenza passa spesso sottotraccia. In alcuni casi, è una condizione che viene addirittura criminalizzata.

Le difficoltà economiche, psicologiche e sociali vengono spesso rilegate in un unico  compartimento stagno. Nello specifico, in una società sempre attenta all'immagine riflessa verso l'esterno, vivere in strada è sinonimo di paura e di pregiudizio. È un increscioso preconcetto che osserviamo soprattutto nei confronti delle ragazze e dei ragazzi stranieri che incontriamo in strada, ulteriormente allontanati per differenze linguistiche e culturali. La povertà è erroneamente vista come una colpa, come incapacità e inadempimento dei tipici doveri da assolvere per avere una vita normale, ma dietro l'immagine di una persona che vive in strada, ci sono storie e situazioni ben più complicate di così.

C'è un dialogo con le Istituzioni, in particolare con l'assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Salerno?

Nella nostra breve esperienza, prima come semplici volontari e poi come associazione, il dialogo con le istituzioni c'è stato, anche se in maniera un po' farraginosa e non totalmente soddisfacente. Non è facile provare a gestire le storie di chi vive in strada: sono storie di dipendenze, di traumi e anche di problemi psicologici, se non proprio psichiatrici e sul nostro territorio, manca una sovrastruttura tale da gestire adeguatamente tutte le sfaccettature di queste problematiche e a volte il limite più grande è proprio la mancanza di coordinamento tra le istituzioni e le sovrastrutture amministrative.

C'è qualche proposta o richiesta concreta che vorreste avanzare all'Amministrazione locale?

Da tempo la nostra richiesta e con noi quella di altre associazioni del settore, è la stessa: l' apertura di strutture non solo di accoglienza, ma anche di reintegro sociale, sia per uomini che per donne. È un obiettivo ambizioso, che richiederebbe un ingente investimento di risorse e la creazione di una rete di professionisti competenti e preparati, ma che però metterebbe finalmente da parte la politica di emergenzialismo a cui l'amministrazione si affida da anni. Non è sufficiente aprire, per i pochi mesi dell'emergenza freddo, delle momentanee strutture di accoglienza senza poi non trovare una soluzione realmente risolutiva. Per una città come Salerno, dove la situazione dei senza fissa dimora è ancora numericamente gestibile rispetto alle grandi città, agire sempre in un'ottica emergenziale è uno spreco di forze e risorse.

Avete ricevuto supporto da altre organizzazioni e associazioni, che operino in maniera più o meno diretta nell'ambito del sociale?

La conoscenza e il confronto con le altre realtà territoriali è importante per capire come essere realmente d'aiuto. Le associazioni più longeve si sono scontrate, molto prima di noi, con le problematiche da gestire in strada e non solo. Come noi, molti gruppi in città, sono nati spontaneamente dall'incontro e dall'esigenza di cittadini indipendenti e volenterosi di fare di più, di garantire supporto a chi ne avesse bisogno.

Visto che siamo in tempo di campagna elettorale: dalla Brigata, considerate che ci sia qualche partito o esponente politico nazionale che si ponga l'obiettivo di eradicare la povertà assoluta?

Nel panorama partitico nazionale non ci identifichiamo in nessun tipo di movimento o pensiero specifico ma contemporaneamente, riteniamo che la povertà sia spesso una tematica politicamente abusata, ma mai realmente trattata con piani e progetti che possano essere risolutivi. Eradicare la povertà significa abbattere tante sovrastrutture politiche e sociali e il fatto stesso che la voglia di migliorare e cambiare le cose nasca dall'insoddisfazione di liberi cittadini, è già di per sé sintomo di un sistema che non funziona.

Come si è evoluta la Brigata in questi due anni e quali sono gli obiettivi più prossimi?

In questi anni siamo cresciuti, personalmente e come gruppo. Siamo usciti dalla nostra bolla sociale di ragazze e ragazzi privilegiati e ci siamo scontrati con realtà spesso molto dure. In tanti casi, abbiamo fallito e siamo stati incapaci di gestire alcune problematiche per immaturità ed inesperienza e al contrario, sono stati proprio i momenti in cui siamo riusciti a funzionare come gruppo a spronarci a continuare. Nel tempo, la costruzione di una rete di contatti e di un bagaglio di esperienze più adeguate è stato essenziale per riuscire ad andare al di là della distribuzione del semplice pasto e vogliamo certamente migliorare sempre più.

In che modo si possono sostenere le attività della Brigata di Strada?

Chiunque voglia può partecipare alle attività della Brigata, come volontario in strada, aiutandoci nella preparazione dei pasti da distribuire o donando prodotti per l'igiene personale oppure abiti che possono riavere nuova vita in strada. Anche un piccolo gesto può essere grande per chi è non ha nulla.