Me lo sono trovato davanti per caso. Eravamo in fila al semaforo di viaVetrone, quello che nel fine settimana manda letteralmente in bestia gli automobilisti per le lunghe attese. Impossibile non notare ciò che ha combinato in quel minuto o giù di lì da trascorrere prima del via libera.
Una trentina d'anni all'apparenza, auto decapottabile, occhiali rigorosamente da sole nonostante la luce fosse già più bassa, braccio sinistro penzoloni sulla fiancata dello stesso lato, musica sparata a palla (credo l'abbiano sentita anche a centina di metri di distanza) e acceleratore pigiato un po' per far intuire la potenza che avrebbe potuto sprigionare appena ne avesse avuto la possibilità.
Ha iniziato a guardare lo specchietto retrovisore, poi ha alzato il braccio destro e ha salutato un signore che stava passando. Quello non ha risposto, ha tirato dritto, chiedendosi chi fosse quel tipo.
Quando è scattato il verde, ha approcciato la curva che immette su via Nenni come se fosse in un autodromo e non in un centro abitato, poi si è affacciato oltre la linea di mezzeria, pronto a sorpassare chiunque. Per sua fortuna si è accorto giusto in tempo della presenza di una pattuglia dei carabinieri. Ha rinculato come uno scolaretto che ha giustamente timore di beccare una multa e vedersi ritirare la patente, ha quasi azzerato il volume dello stereo, continuando a mordere il freno, a non poter liberare i cavalli che nitrivano nel motore. Poi, quando si è sentito al sicuro, ha rialzato i decibel e, finalmente, è sparito.
Ci fosse stato Carlo Verdone, forse avrebbe potuto trarne un soggetto per il prossimo film, uno di quelli nei quali ha raccontato e descritto determinati comportamenti, tipicamente italiani. Atteggiamenti sui quali spendere un sorriso, senza moralismi, sapendo che quei personaggi rappresentano anche una parte di noi, anche di chi crede di essere immune. L'esibizionismo fa parte della natura umana, più o meno a tutti piace mostrarsi per quello che non si è, dare di sé, in alcune situazioni, una immagine diversa da quella reale.
Quel tizio con la decapottabile è magari convinto in cuor suo di poter esercitare un certo fascino, di calamitare ogni possibile interesse. Libero di farlo, ma una promessa la deve a chi ha incrociato: la prossima volta, per piacere, scelga una musica migliore. Quella che ha diffuso nel suo giro di ieri, faceva davvero schifo.