Benevento

Carenze di personale, apparecchiature mancanti, disagi al pronto soccorso. E' un quadro nero quello disegnato dal consigliere regionale Luigi Abbate per il San Pio di Benevento. Il medico torna a parlare della situazione dopo le reiterate denunce e il recente caso angiografi.
Essenziali per garantire le prestazioni cardiologiche urgenti e salva-vita in particolare per il trattamento dei pazienti con infarto miocardico all'ospedale San Pio mancano.

Apparecchi guasti e dunque la necessità di trasferire i pazienti che si rivolgono al nosocomio sannita presso l’Azienda ospedaliera 'Moscati' di Avellino o presso altre strutture regionali. Una situazione su cui è intervenuto il sindaco Clemente Mastella che ha scritto una lettera al Presidente della regione Vincenzo De Luca. E dal San Pio ribadiscono che dovrebbero essere celeri i tempi per l'arrivo.

“Una situazione critica quella dell'emodinamica – esordice Abbate -. Non è possibile che in un ospedale di altissimo livello, dove grazie al lavoro dei medici si erano raggiunti risultati eccezionali, oggi la carenza di questa strumentazione non ci permette più di intervenire tempestivamente per le patologie ischemiche che quotidianamente arrivano al San Pio”.
E dunque accusa “Una situazione imbarazzante da un punto di vista politico e preoccupante per il territorio che è costretto ad emigrare per vedersi non curare ma salvare la vita”.

Mette in evidenza “mancanza di programmazione e una gestione con la quale non è assolutamente d'accordo” e ribadisce che la problematica è stata più volte portata all'attenzione della regione Campania.
“I numeri dei ricoveri sono diminuiti – dettaglia – così come quello dei medici sotto di 15 unità nonostante i concorsi. C'è carenza di personale”.

E poi torna sui problemi al pronto soccorso “Si vivono attese di cinque o sei giorni. E' preoccupante, abbiamo provato a chiedere un incontro Asl- ospedale per attivare soluzioni tampone che ci permettano di sopravvivere, magari un accordo per aiutare nella gestione dell'emergenza con i medici di famiglia o quelli della continuità assistenziale. Si potrebbero garantire le guardie mediche in pronto soccorso così da ridurre l'accesso improprio di alcuni pazienti indirizzandovi solo quelli più gravi. Richieste di incontro ignorate se non per allertare il 118 a portare i pazienti in altre strutture”.