"La protesta delle 'tende' costituisce la punta dell'iceberg di un problema ben più grave che danneggia i giovani studenti: a monte, in quanto manca un'offerta formativa adeguata e di qualità lì dove vivono, e a valle, anzi 'a tenda', per l'assenza di un supporto economico, che garantisca, almeno, l'alternativa" e dimostra "che l'Italia è spaccata".

E' l'opinione espressa in un incontro dalla professoressa Annamaria Rufino, docente di Sociologia del diritto e del mutamento sociale nell'Università degli Studi della Campania 'Luigi Vanvitelli' secondo la quale la vicenda della protesta 'legittima' degli universitari per il caro fitti al Settentrione sancisce che il nostro Paese "è inequivocabilmente diviso in Nord e Sud".

Ecco perché gli studenti si spostano al Nord

Spiega la docente: "In tanti hanno ironizzato, al confronto con le difficoltà che, un tempo, i giovani dovevano affrontare per esercitare il loro diritto allo studio. Qualcuno ha sostenuto che l'aumento dei fitti vada ricondotto alla crescita dei flussi turistici, dunque sarebbe una contrapposizione di interessi economici. Altri ancora sostengono che non è necessario spostarsi sul territorio nazionale. Qualcuno ha sostenuto che i giovani del Sud vanno verso il Nord, perché attratti da uno stile di vita trend". Ma nessuno si è domandato - afferma Rufino - "perché veramente ci si sposti al Nord.

Chiamiamo le cose con il loro nome, è il caso di dire. La trasformazione 'localistica'" degli Atenei ha prodotto il decadimento formativo di quelli del Sud, come certificato dalle classifiche sulla qualità, cui si è sovrapposta la povertà economico-occupazionale".

Nord cresce economicamente per l'eccellenza formativa

Dunque, è il ragionamento della docente, la forbice si e' allargata, il Nord proiettato verso la crescita economica supportato dall'eccellenza formativa, e il Sud verso la povertà formativa ed economica. "In alternativa chi non ha i mezzi per spostarsi ed acquisire competenze è costretto a rimanere su territori che non offrono opportunità lavorative" evidenzia la docente secondo la quale "la risposta prioritaria sta nella ricerca di un'offerta formativa adeguata alle esigenze occupazionali, ovunque le si cerchi. Così, chi non può andar via prima, lo farà dopo, ma accumulando un ritardo e dovendosi necessariamente adattare ad offerte di lavoro che non corrispondono alle legittime aspettative".

La fuga dei giovani renderà ancora più povero il Sud

Una delle poche ricchezze di alcune regioni del Meridione, fino a pochi anni fa, era la densità di popolazione giovanile, sostiene Annamaria Rufino, "e la fuga di quella popolazione contribuirà all'impoverimento ulteriore del Sud". Come i migranti, i giovani non dovrebbero partire, come sostiene qualcuno? Le istituzioni, ribadisce la professoressa Rufino, dovrebbero riflettere ed "attuare politiche di garanzia e giustizia, per i giovani in primis e per tutti i territori che soffrono di quelle 'povertà', prima fra tutte di quella formativa". La conclusione: "Nel Mezzogiorno esistono eccellenze culturali, artistiche e paesaggistiche, ma se tutt'intorno si respira povertà e frustrazione, quelle ricchezze sono da considerarsi solo come 'offerta' per i tanti turisti che ne godono".