“Reinserimento e rieducazione significa consentire a chi ha commesso un crimine di poter rientrare gradualmente nella vita sociale e rammendare lo strappo sociale tra la società e l'autore del crimine”.
Con queste parole il presidente del Tribunale di Benevento, la dottoressa Marilisa Rinaldi ha voluto accendere i riflettori sul progetto al centro del protocollo stipulato tra il Tribunale, l’Ufficio Locale di Esecuzione Penale Esterna, il Garante dei Detenuti della Regione Campania e la Rete “Sale della Terra” per il reinserimento delle persone che stanno scontando una pena alternativa – non detenuti – che da oggi si occuperanno della sistemazione dell'archivio presso il Palazzo di Giustizia sannita.
“L'obiettivo – ha proseguito la Presidente Rinaldi è quello di far rientrare gradatamente nella vita della società queste persone. La pena deve essere una sorta di convalescenza sociale. D'altra parte è l'articolo 27 che ce lo chiede e ce lo impone. L'informazione dovrebbe favorire il messaggio per cui la detenzione non è l'unica riparazione del reo, bensì educare colui che ha commesso un crimine è ciò che ne consente la risocializzazione. Dando dei piccoli segnali possiamo favorire il reinserimento di quante più persone possibili, rendendo un servizio alla società".
Protocollo firmato dalla dottoressa Rinaldi, dalla dottoressa Marisa Bocchino, Direttore dell’Ufficio di esecuzione Penale Esterna, da Samuele Ciambriello, Garante dei Detenuti della Regione Campania, da Angelo Moretti, presidente della Rete di Economia Civile “Sale della Terra” e dalla dottoressa Adele Caporaso, responsabile della Piattaforma “Libertà Partecipate” afferente alla Rete “Sale della Terra”.
“Non si tratta di detenuti ma persone che scontano condanne all'esterno del carcere che si occuperanno della sistemazione dell'archivio del Tribunale di Benevento. Tutto serve per aiutare queste persone ad inserirsi nella società e a non delinquere più”, il commento di Marisa Bocchino, direttore dell’Ufficio di esecuzione Penale Esterna.
Il protocollo firmato oggi segue il percorso intrapreso dall’ULEPE a partire dal 2003 (quando era denominato CSSA, Centro di Servizio Sociale per Adulti, già diretto dalla dottoressa Bocchino, quando furono avviate le pratiche di inclusione sociale e lavorativa dei soggetti in esecuzione penale con progetti personalizzati, stabilendo le prime collaborazioni con le cooperative sociali del territorio, alcune delle quali poi confluite nella Rete “Sale della Terra”.
Percorso poi proseguito con la creazione della piattaforma Libertà Partecipate, che a partire dal 2012 ha visto concludersi, con risultati incoraggianti, numerosi percorsi di inclusione sociale e lavorativa di persone in misura alternativa alla detenzione, in piena linea con la funzione rieducativa della pena e la risocializzazione del detenuto; nello specifico, le persone prese in carico sono state più di 200 soltanto negli ultimi 4 anni, dimostrando nel corso del tempo come la recidiva del reato risulti molto più bassa.
Il protocollo di oggi si pone l’obiettivo di realizzare programmi di intervento formativi, lavorativi e ricreativi di varia tipologia da realizzarsi in partenariato e finalizzato, nello specifico, alla sistemazione dell’Archivio presso il Tribunale di Benevento, mediante il ricorso a forme di collaborazione volontaria di persone sottoposte a misura alternativa alla detenzione.
Pene alternative è la parola d'ordine scandita da anni dal Garante dei detenuti per la Regione Campania, Samuele Cimbriello: “Ringrazio la presidente del Tribunale di Benevento che negli anni è stata sensibile per dare una mano per passare dalla reclusione all'inclusione. Questo significa dare una possibilità di riscatto ad una persona che ha sbagliato”.
Secondo il Garante Cimbriello “alla persona che sbaglia va tolto il diritto alla libertà ma non quello alla dignità e al reinserimento sociale”.
Ha ricordato l'avvocato Alberto Simeone, Angelo Moretti, presidente della Rete Sale della Terra: “La cultura della pena alternativa nasce da Benevento con il compianto avvocato Alberto Simeone, promotore dell'omonima legge”. Moretti ha poi acceso i riflettori su un'altra difficoltà che incontrano ex detenuti o coloro che stanno scontando una pena alternativa: “Per le persone che hanno pagato il loro debito con la giustizia bisogna snellire le procedure per far riottenere loro la patente di guida. Chi ha trovato un lavoro e una condizione per riprendere il giusto cammino si ritrova spesso a superare un altro ostacolo non certo piccolo: riavere la patente per lavorare, per vivere con dignità”.