Manovre salvavita e utilizzo del defibrillatore semiautomatico. Hanno coinvolto anche il sindaco, Clemente Mastella, le spiegazioni e le fasi dimostrative in programma oggi in città. Entra nel vivo: Benevento Città cardioprotetta, il progetto promosso dall'amministrazione comunale e al centro di un'articolata presentazione in programma a Palazzo Paolo V.
“Un progetto articolato in tre step – spiega il consigliere delegato alle Politiche sanitarie Luca De Lipsis – a partire da oggi con le dimostrazioni di 118, Croce Rossa e Misericordia che mostreranno ai cittadini interessati le manovre salvavita. Poi l'installazione di sei defibrillatori semiautomatici in alcune zone della città più lontane dai nosocomi cittadini (ndr Zona Corso (installazione davanti la prefettura), Zona Capodimonte (installazione davanti la Chiesa San Giuseppe Moscati), Zona Rione Libertà (installazione davanti Auditorium spina verde), Zona Madonna della Salute (ex edificio scolastico), Zona San Vitale (ex edifico scolastico) Zona Masseria Olivola). La terza fase del progetto prevede l'attivazione di corsi di formazione per il primo soccorso per liberi cittadini”.
La donazione alla città dei defibrillatori è stata possibile grazie ad ordini e associazioni: Ordine Medici e degli Odontoiatri di Benevento, Ordine delle Professioni Infermieristiche di Benevento (OPI), Federfarma, Club Rotary di Benevento, Club Lions Host di Benevento, Club Lions Traiano di Benevento e Centro Relax e Riabilitazione.
“Un progetto che volevo realizzare da tempo – spiega il sindaco Mastella – per dare un ulteriore aiuto per i soccorsi in tempi rapidissimi”.
“Ogni anno una persona su mille muore per arresto cardiaco. In pratica ogni anno una città come Benevento, con i suoi 50mila abitanti, viene rasa al suolo” ha spiegato Ciriaco Pedicini, dirigente della Centrale Operativa 118. “Anche quando la rianimazione riesce i lunghi tempi di intervento portano esiti infausti e invalidanti che, oltre che sulle persone, si riverberano sullo stato con costi enormi. Divulgare con una formazione sul territorio la cultura della rianimazione cardiopolmonare, coinvolgendo il terzo settore per formare la società, è una grande possibilità e un grande aiuto per il 118. Perché non è pensabile che ogni paese abbia la sua ambulanza con il medico, è necessario un percorso virtuoso con le associazioni del terzo settore”.