Salerno

Storie d’amore anoressico narrate con stile proprio da Adele Farace, neurologo-psicoterapeuta, da qualche giorno nelle librerie con un lavoro di 169 pagine che affonda gli studi nelle svariate dinamiche che si legano, si slegano e si intrecciano al disturbo alimentare.

Adele Farace, impegnata da anni nel poliedrico mondo della salute mentale, entra in punta di piedi nella vita dei suoi pazienti, osserva, analizza, ne studia casi limite e per i tipi Albatros, pubblica “Quel meglio che uccide”. Un saggio utile per capire cos’è l’anoressia, come ci si affonda e perché, come si affronta e con chi. I

primi segnali nascosti, i primi disturbi, il disagio dell’incomprensione, i rigurgiti dell’io, lo smarrimento, il rifiuto, la solitudine e le ore nel vortice del male che attanaglia il quotidiano sino a minarne la vita. Ma è qui che Farace apre alla vita “…racconta storie per approfondire comprensioni e per condividerle”. Seziona e disseziona le certezze e i punti fermi di chi è preso dal male dell’anoressia, e va al cuore di quel meglio che annienta e distrugge. Gira lo sguardo e dà voce alle testimonianze. Sono un fitto di delicati momenti di vita quotidiana tra le mura di casa, di scuola o d’altro che man mano affiorano in analisi e risalgono dal buio del vortice, risaltano incomprensioni, solitudini, diversità, illuminano comportamenti errati.

Tra le ragioni che portano a “Quel meglio che uccide” Storie d’amore anoressico-che sarà presentato, da Ketty Volpe, questa mattina alle ore 11 nel salone della già libreria Guida in corso Garibaldi a Salerno, c’è “una via che porta alla guarigione e che passa attraverso l’incontro, la creazione di una relazione e l’accettazione delle proprie e delle altrui fragilità”.