Tre condanne a 30 anni di carcere nei confronti degli imputati per la morte di Giulio Giaccio, ucciso con un colpo di pistola alla nuca e poi sciolto nell'acido perché scambiato per l'amante "indesiderato" della sorella di un camorrista legato al clan Polverino. E' la sentenza del gup del tribunale di Napoli per l'omicidio del 26enne che venne sequestrato da finti poliziotti nella sua abitazione di Pianura, mentre era in compagnia di un amico.
Dalla denuncia di quest'ultimo partirono le indagini (i fatti risalgono al 2000): gli investigatori hanno ricostruito prima il rapimento e poi l'omicidio. Condannati Raffaele D'Alterio, Luigi De Cristofaro e il boss pentito Salvatore Simioli. Grazie alle dichiarazioni rese da quest'ultimo è stato possibile fare luce su questo caso che risale a quasi 25 anni fa.
Del commando, secondo gli inquirenti, avrebbero fatto parte anche Salvatore Cammarota (colui che voleva vedere morto l'amante della sorella), Carlo Nappi e Roberto Perrone: i primi due sono stati già condannati a 30 anni mentre l'ultimo, Perrone, a 14 anni.
"Giustizia è fatta - ha commentato l'avvocato Alessandro Motta, legale della famiglia Giaccio - i parenti sono soddisfatti della sentenza condanna e continueranno a battersi per fare sì che Giulio venga riconosciuto vittima innocente della criminalità organizzata. Attendiamo ora che la sentenza passi in giudicato per fare le nostre dovute considerazioni". Esclusa l'aggravante mafiosa, ai familiari il gup ha riconosciuto anche una provvisionale da 200mila euro.