“Monsignor Tarcisio Nazzaro non ce l'aveva con i femminielli. Lui subì le pressioni che arrivavano da Roma...”.
Dopo 23 anni don Vitaliano Della Sala, il parroco barricadero che rischiò di essere cacciato dalla chiesa per la sua partecipazione a un Gay Pride, ricostruisce la cacciata dal Tempio dei femminielli nel giorno della Candelora quando non c'erano ancora i vip, da Luxuria a Priscilla e Cecchi Paone.
Il prete di Mercogliano, che resta in trincea in un borgo difficile come quello di Capocastello, racconta a Otto Channel Canale 16 nel corso della trasmissione “Punto di vista” un episodio che ha segnato la sua vita.
“In fondo – ricorda - io mi ritengo responsabile di quella cacciata nel senso che io a luglio 2000 avevo partecipato al World gay Pride a Roma contro tutti tanto che Giovanni Paolo II, il Papa di allora, la domenica non disse il mio nome dalla finestra di San Pietro ma se vai ad ascoltare l'Angelus parlava addirittura di sacerdoti che avevano deturpato il volto di Roma e io ero l'unico sacerdote, almeno quello ufficiale, col colletto che era sceso in piazza con i gay”.
All'epoca la Chiesa non era ancora aperta alle diversità. Don Vitaliano è stato un precursore. E oggi si prende la sua rivincita. “Da Roma rimproverarono l'Abate che aveva permesso che io andassi al Gay Pride, anche se lui, poveretto, non sapeva niente. E quindi l'Abate si innervosì a tal punto che cacciò i femminielli dal Santuario nel giorno della Candelora pensando di fare una cosa buona, cioè di accontentare il Vaticano che lo aveva rimproverato. In fondo fu colpa mia”.