Napoli

Un caso che sembrava essersi concluso nel silenzio della criminalità organizzata si riapre oggi, a distanza di 29 anni, con nuove e sconvolgenti rivelazioni. Il 5 gennaio 1996, Gerardo Tubelli, esponente di un gruppo criminale attivo a Cercola, un piccolo comune in provincia di Napoli, venne ucciso da un commando di camorristi nei pressi della sua abitazione. L'omicidio, compiuto con numerosi colpi di arma da fuoco, ha da sempre sollevato interrogativi e suscitato il sospetto di un'azione di mafia, ma la verità è stata svelata solo recentemente grazie alla collaborazione di un ex esponente di vertice del clan Sarno di Ponticelli.

Secondo quanto emerso dalle indagini, l'omicidio di Tubelli sarebbe stato ordinato dal mandante, oggi collaboratore di giustizia, che in passato ricopriva un ruolo di leadership all'interno del potente clan Sarno. La procura di Napoli ha emesso un fermo nei suoi confronti, accusandolo di omicidio aggravato dal metodo mafioso. Il provvedimento è stato eseguito dalla Squadra mobile di Napoli, con l'ausilio del Servizio centrale di Protezione, nella provincia di Massa Carrara. 

L'omicidio di Tubelli si inserisce in un periodo di forte tensione criminale a Cercola e nelle zone limitrofe, durante gli anni Novanta. In quel periodo, il clan Sarno e il gruppo Maione-Tubelli, legato all'Alleanza di Secondigliano, si contendevano il controllo delle attività illecite sul territorio, in particolare nel comune vesuviano. La faida tra le due fazioni causò numerosi atti di violenza e omicidi, e il delitto di Tubelli fu uno degli episodi più significativi di quella lotta per il predominio.

Un ulteriore elemento che ha permesso di fare luce su questa vicenda è il ruolo del collaboratore di giustizia, che ha rivelato la presenza costante del mandante del delitto sul territorio partenopeo. Secondo le dichiarazioni del pentito, l'ex esponente del clan Sarno sarebbe stato coinvolto anche in attività di recupero di somme di denaro affidate a terzi prima di intraprendere il suo percorso di collaborazione con la giustizia. Le indagini hanno inoltre evidenziato una sua recente denuncia per detenzione illegale di una pistola, a conferma della sua continua pericolosità.

Questo nuovo sviluppo nel caso Tubelli rappresenta un'importante vittoria per la giustizia e un ulteriore passo avanti nella lotta alla criminalità organizzata, che, nonostante i progressi, continua a essere una piaga per la città di Napoli e i suoi dintorni. Il fermo del mandante dell'omicidio, ormai divenuto pentito, non solo restituisce un po' di giustizia alla memoria di Gerardo Tubelli, ma sottolinea anche l'importanza del contributo dei collaboratori di giustizia nella smantellamento delle organizzazioni mafiose.

La procura di Napoli proseguirà le indagini per fare piena luce sulla vicenda e, soprattutto, per garantire che la giustizia prevalga su chi ha cercato di occultare la verità per oltre un quarto di secolo.