La capacità italiana di rendere una barzelletta qualsiasi situazione dove vanno applicate regole è quasi geniale.
La burocrazia, quel ginepraio di regole dove tutto è disciplinato in maniera tale da risultare totalmente indisciplinato è un nostro marchio di fabbrica.
Si vuol costruire un edificio? Va benissimo, basta avere tutte le carte in regola: che poi avere tutte le carte in regola tra vincoli, controvincoli, diritti e controdiritti sia impossibile è un altro discorso.
Si vuol aprire un'impresa? Che problema c'è, un tempo addirittura si diceva bastasse un euro: domandatelo a un imprenditore.
E nel meraviglioso ruolo dei burocrati si sono calati alla perfezione gli arbitri italiani: persino col Var si riesce a creare quel ginepraio tutto italiano del casino totale.
Ultima barzelletta è lo “step on foot”, insomma il piede di un difendente sopra quello di un attaccante in movimento in area di rigore. Episodi che capitano 10 volte in una giornata, e che riceveranno in cinque casi un tipo di decisione, in altri cinque la decisione opposta.
Inutile soffermarsi all'interpretazione: sono situazioni di gioco tutte identiche, dove in un caso si riceverà la chiamata di calcio di rigore e in un'altra no.
Step on foot su Politano ad Empoli? Calcio di Rigore! Step on foot su Politano contro la Roma? Niente rigore, anzi, ammonizione per simulazione. La Roma la settimana dopo va a Venezia e Angelino incappa nella stessa situazione di Politano: calcio di rigore!
Laconiche le moviole: vale la decisione del campo (laddove non ci si lancia poi in fantasiosi e ancor più ridicoli commenti sull'intensità, come se il moviolista di turno potesse avvalersi di un sensore o cose simili nelle scarpette dei calciatori), il che significa “vale tutto”.
Nella consapevolezza che pur regolando la questione ( “E' sempre rigore/non lo è mai”) ci si inventerà altro per conservare quella meravigliosa tendenza all'emulazione di Kafka almeno ci si provi: è sempre rigore o non lo è mai, articolo X comma Y del regolamento, suvvia.