di Paola Iandolo
Il processo di Appello per il disastro di Borgo Ferrovia davanti ai giudici della Prima Sezione Penale della Corte di Appello di Napoli ripartirà il 9 aprile prossimo. Notificate le citazioni anche per le 227 persone “offese” per i reati di lesioni, escluse nella prima udienza perchè era scattata la prescrizione per il reato di cui erano “vittime”. I giudici della Prima Sezione Penale della Corte di Appello di Napoli nel processo di secondo grado per il disastro dell’ex Isochimica, chiamati a decidere dopo i ricorsi sia della Procura che delle difese contro il verdetto di primo grado del collegio presieduto dal giudice Sonia Matarazzo del 28 gennaio 2022, dopo una camera di consiglio durata circa tre ore - a novembre scorso -hanno accolto l’eccezione di nullità della citazione a giudizio che aveva escluso gli operai “viventi” vittime di lesioni presentata dal penalista Alberico Villani, difensore di uno dei responsabili della fabbrica di Borgo Ferrovia.Dunque sono rientrati a far parte del processo nuovamente le parti civili che avevano subito lesioni durante il lavoro svolto nella fabbrica dei veleni, il cui reato è stato dichiarato prescritto dal tribunale di Avellino, in composizione collegiale presieduto dal giudice Sonia Matarazzo, Gennaro Lezzi e Pierpaolo Calabrese.
Gli ex operai che sono rientrati nel processo sono rappresentati dagli avvocati Brigida Cesta, Carmine Monaco, Antonio Petrozziello, Domenico Carchia, Ennio Napolillo, Claudio Frongillo, Eleonora Guerriero, Nicola D’Archi, Gerardo Santamaria, Angelo Polcaro, Bartolo Senatore, Carmine Freda, Carmine Lo Conte, Antonio Larizza, Antonio Romano, Annunziata Teschio, Paola Albano, Maria Golia, Francesco Micciche’, Mara Iandolo, Rolando Iorio, Antonio Colucci, Antonio Iannaccone, Domenico Festa, Mario Di Salvia.
In primo grado
In primo grado dai giudici del tribunale di Avellino, in composizione collegiale, nel gennaio 2022 furono inflitte 4 condanne a 10 anni di reclusione, 23 assoluzioni, con 50 mila euro di risarcimento per ciascuna delle famiglie delle vittime. Dunque furono condannati per disastro ambientale e omicidio colposo plurimo – oltre ad una serie di violazioni sulle norme di tutela ambientale e sicurezza – due funzionari di Ferrovie dello Stato, Aldo Serio e Giovanni Notarangelo, e due ex dirigenti dell’Isochimica, Vincenzo Izzo e Pasquale De Luca. Furono assolti con formula piena, perché il fatto non sussiste, tutti gli altri imputati, che erano stati accusati, a vario titolo, di disastro ambientale, omessa bonifica e omissioni in atti d’ufficio. Tra questi figurano l’ex sindaco di Avellino Giuseppe Galasso e tutta la sua giunta di allora, composta da Antonio Rotondi, Sergio Barile, Giancarlo Giordano, Ivo Capone, Toni Iermano, Donato Pennetta, Luca Iandolo e Raffaele Pericolo; i dirigenti del comune di Avellino Luigi Cicalese e Francesco Tizzani; gli imprenditori delle ditte a cui erano state commissionate le prime operazioni di bonifica, Francesco Barbieri, Biagio De Lisa, Giovanni D’Ambrosio, Giovanni Rosti, Francesco De Filippo; i funzionari Asl Michele De Piano e Luigi Borea, il curatore fallimentare della fabbrica Leonida Gabrieli, il responsabile del procedimento di bonifica Giuseppe Blasi e l’ex sindaco di Avellino Paolo Foti.