Gratta gratta, alla fine è emersa anche un'altra preoccupazione, chissà se la più importante, rispetto alla riforma sulla separazione delle carriere tra magistratura requirente e giudicante: la creazione di due Csm e di un'Alta corte di disciplina, composti da toghe estratte per sorteggio: tre organismi che avrebbero il compito di decidere nomine, trasferimenti e sanzioni, compiti ora riassunti dal Csm.
“Incidono sulla nostra autonomia, è per questo che oggi scioperiamo”, ha detto il giudice Pietro Vinetti nel corso del dibattito organizzato dall'Anm. Confronto a più voci preceduto dalla lettura del comunicato dell'Anm ed aperto dal sostituto Maria Colucci, che della sezione di Benevento dell'Anm è presidente: “La riforma indebolisce le garanzie e stravolge il sistema costituzionale, il Pm è il primo giudice di fatto, è una parte del processo ma non gioca per dimostrare a tutti i costi la colpevolezza perchè deve anche cercare prove a favore dell'indagato”. Per il presidente facente funzioni del tribunale, Ennio Ricci, “vanno evitati due fraintendimenti: la protesta non è a difesa dei privilegi di una casta e non è contro il governo ed il parlamento”.
Il procuratore facente funzioni Gianfranco Scarfò, ha messo tutti in guardia sul rischio che il passo successivo sia "l'assoggettamento del Pm al governo", citando un articolo dell'ex presidente del Senato Marcello Pera, secondo il quale non basta la sola separazione, se non come prodromo al controllo politico del pubblico ministero. Il sindaco Clemente Mastella, dopo aver affermato che la riforma (“Mi sembra un regolamento di conti tra maggioranza ed esecutivo”) “interessa poco i cittadini che chiedono risposte sui tempi lunghi della giustizia”, ha espresso i suoi dubbi, anche alla luce delle vicissitudini personali, sul fatto che i Pm raccolgano “prove in favore del presunto reo”. Dall'aula 4, che si è via via riempita, si è alzato qualche applauso.
Al primo cittadino ha fatto eco il presidente della Provincia Nino Lombardi, secondo il quale la riforma è “eccessiva, cosa ha fatto il governo in termini di risorse e organici?”. Il parlamentare Francesco Rubano ha difeso il provvedimento, “imposto dall'articolo 111 della Costituzione, che non tocca autonomia, obbligatorietà dell'azione penale e libertà del Pm. Abbiamo avuto un mandato democratico, la riforma era nel nostro programma”.
Decisamente appassionato l'intervento del giudice Simonetta Rotili: “La riforma non risolverà la lentezza dei processi, dall'inizio dell'anno è vigente il processo penale telematico: una novità che stiamo affrontando senza attrezzature e senza la formazione di magistrati e cancellieri”. Rotili ha rivendicato il ruolo del giudice, "per nulla piegato sul Pm”, ed ha definito “offensivo” il sorteggio, che sarà effettuato “con modalità previste da una legge ordinaria della maggioranza di turno, e questo incide sulla divisione dei poteri”.
L'avvocato Simona Barbone, presidente della Camera penale – l'Ordine forense era assente -, dopo aver sottolineato che “fanno parte della cultura della giurisdizione anche gli avvocati”, ai quali interessa “la piena attuazione dell'articolo 111: la distanza di accusa e difesa rispetto al giudicante deve essere la stessa”, ha richiamato l'attenzione sui “99 morti nelle carceri” e sulle “due cose che danno fastidio alla magistratura: i due Csm e l'Alta corte di disciplina”.
L'avvocato Vincenzo Regardi, ex presidente della Camera penale, si è detto convinto che “la riforma nasconde l'incapacità del governo a risolvere i problemi”, ma anche che, a proposito del timore di un Pm soggetto all'esecutivo, si tratti di “un processo alle intenzioni”, anche perchè si tratta di una eventualità che potrebbe concretizzarsi “anche senza passare per la separazione della carriere”. Che rappresenta “il presupposto del Codice Vassalli – Pisapia del 1988”. Quanto al sorteggio, “è sbagliato come alcuni limiti di velocità, ma forse è la conseguenza del caso Palamara”, ha concluso.
L'avvocato Nico Salomone, della Camera penale, ha auspicato che l'Italia “diventi una democrazia matura, non possiamo tenere insieme obbligatorietà dell''azione penale, carriera unica e Csm, siamo un unicum a livello internazionale”. Prima della relazione di Vincenzo Casamassima, docente di Diritto costituzionale all'Unisannio, le parole del giudice Roberto Nuzzo, segretario della sezione Anm di Benevento: “E' una proposta di riforma inutile, dannosa, pericolosa e figlia di un grosso equivoco: non si ha una corretta percezione del lavoro di un giudice. Prendo il caffè con avvocati e Pm, poi ognuno torna al suo lavoro e dopo 5 minuti, magari, respingo una richiesta di misure cautelari avanzata dalla Procura. La separazione è un'attività preparatoria ad un Pm sotto il governo. Un Pm che, “sfoltito il panpenalismo, potrebbe essere invitato, a proposto della ricerca di elementi a favore dell'indagato, all'onere della motivazione”.