Numerosi dati indicano che i profili psicologici modificano in modo significativo l’evoluzione delle malattie croniche, e in particolare il diabete. In proposito, è interessante, lo score di Bortner che definisce un profilo A, per valori di score più alti, caratterizzato da uno stato di presa di coscienza, una preoccupazione di efficacia, ed uno stato di spirito di risoluzione dei problemi, e all’inverso un profilo B, per valori di score più bassi, caratterizzato da un investimento più debole a livello professionale e, in modo generale, da una minore preoccupazione di efficacia. Il profilo Bortner A è associato, nei pazienti diabetici di tipo 1, a una diminuzione degli eventi coronarici e della mortalità globale e, nei pazienti diabetici di tipo 2, ad una diminuzione del rischio di piaghe da piede diabetico.
Appare evidente che i profili psicologici influenzano direttamente il comportamento dei pazienti vis a vis della loro malattia cronica con, per i soggetti Bortner A, una migliore attenzione. In ogni modo, dati sempre più numerosi indicano che i profili psicologici determinano anche un effetto diretto sulla biologia, con in particolare dei valori plasmatici di PCR e IL-6 (marker dell’infiammazione) significativamente più bassi nei soggetti portatori del profilo di tipo Bortner A.
Ciò potrebbe, in parte, spiegare la prognosi migliore del diabete nei pazienti con il profilo psicologico Bortner A. Il profilo di tipo Bortner A è nettamente più frequente nei diabetici di tipo 1 rispetto ai diabetici di tipo 2. Ciò potrebbe essere legato ad una più grande sensibilità allo sviluppo della malattia auto-immune negli individui Bortner A, più sensibili allo stress psicologico esteriore. Questo discorso ci suggerisce che un sostegno psicologico per i diabetici è utile e talvolta indispensabile.
L'autore è Medico - Endocrinologo