Da una parte la netta condanna alla violenza, dall'altra la frustrazione per le difficoltà che troppo spesso si riscontrano nei servizi sanitari. L'episodio avvenuto al pronto soccorso dell'ospedale San Pio, dove un paziente ha aggredito il personale, continua a far riflettere. Di seguito l'opinione di un lettore sul tema.
“Illustre Direttore,
Le rubo un solo minuto per esprimere una mia opinione su quanto è accaduto il 28 u.s. al pronto soccorso dell'Ospedale San Pio.
È inutile ribadire e soffermarsi nel dire che ogni forma di violenza e minaccia vada condannata senza se e senza ma, però bisogna avere il coraggio pure di esaminare e cercare di capire il perché le persone arrivino ad adottare comportamenti incivili e inaccettabili nel 2025.
Innanzitutto a tutti sono note le criticità e problematiche che affliggono il nostro servizio sanitario nazionale e in particolare quello campano, è inutile in questa sede cercare le cause e proporre soluzioni, poiché sono state scritte fiumi di parole in merito e nulla allo stato sembra essere risolto.
Tutti quelli che sono costretti, sfortunatamente, a entrare in contatto con la realtà del pronto soccorso da subito si rendono conto delle mille difficoltà che attanagliano il personale sanitario preposto, ne potremmo elencare molteplici, ma voglio solo evidenziare quelle lampanti, scarso numero di personale in servizio, bacino di utenza ampio proveniente anche da province limitrofe, presidi territoriali (guardia medica) inesistenti che non eseguono quell'opera di filtraggio e che veicolano tutti indistintamente verso il pronto soccorso, non di meno eccessiva apprensione dei familiari dei degenti, che presi dall’ansia perdono lucidità e pretendono e addirittura danno suggerimenti in merito alla terapia da somministrare, etcc…
Però non di meno non si può non constatare come nella stragrande maggioranza dei casi del personale sanitario, quale sia infermiere, medico, o.s.s., etc vi sia una mancanza totale di sensibilità verso chi è preso dalla preoccupazione per le sorti di un familiare o di un conoscente.
Alcuni atteggiamenti, di arroganza, prevaricazione, insensibilità, adottati dalla quasi totalità dei sanitari nei confronti di chi, ovviamente, non ha deciso in autonomia di trascorrere una serata o nottata alternativa al pronto soccorso, istigano e portano all’esasperazione tali persone che, in preda allo sconforto (perché non sai più a chi rivolgerti), adottano atteggiamenti violenti e irrispettosi verso chi tra mille difficoltà cerca di gestire una macchina complessa.
A volte basterebbe un po’ di gentilezza ed empatia da parte dei sanitari per evitare tutto questo, non basta solo la professionalità e la capacità di mettere in atto cure che salvano la vita alle persone, ci vorrebbe anche una giusta comunicazione e immedesimarsi nei familiari dei tanti pazienti giunti, non per loro volontà, in quel luogo.
Purtroppo i sanitari non riescono a capire che il loro lavoro è differente dagli altri, loro si trovano di fronte persone che già sono in preda allo sconforto e alla disperazione e sinceramente l’ultima cosa che si aspettano è l'arroganza e quell’aria di sufficienza, e mi creda soprattutto negli ospedali del Sud, è una costante.
Siamo ancora nel 2025 che per avere notizie dopo ore di un ammalato bisogna rivolgersi all’amico paesano infermiere, all’amico guardia giurata o addirittura (senza nulla togliere all'indispensabile lavoro che svolge) al conoscente che fa le pulizie all'interno del pronto soccorso.
Tutto ciò è inaccettabile…
Io penso che prima dello studio di come gestire la malattia ogni infermiere, medico, o.s.s. debba affrontare un percorso di interazioni con persone che in quel frangente non sono completamente gestibili e lucide.
Dovrebbero creare dei protocolli seri e conditi da quella sensibilità umana che non dovrebbe mai mancare nelle persone che rivestono una funzione pubblica e delicata come quella dei sanitari.
Basterebbe un po’ di sensibilità e gentilezza per far metabolizzare a un familiare anche una brutta notizia come quella di una malattia più o meno grave di un congiunto.
Mi creda chi le scrive c’era in quei giorni dell’aggressione al pronto soccorso e le dico in sincerità che mi è stato vietato far recapitare le medicine che mia madre doveva assumere per le patologie pregresse, dovevo aspettare l'orario di consulto dalle 13 alle 14, peccato che mia madre le medicine doveva prenderle alle 10 di mattina… Ecco, questo ostruzionismo stupido e ottuse prese di posizione in una persona già esasperata scatenano gesti di violenza come spesso apprendiamo dai tg…quindi ho dovuto fare alla vecchia maniera, chiedere il favore a un mio conoscente, che lavora in ospedale, per far giungere a mia madre le medicine, dico medicine e non una pizza margherita…
Basterebbe poco, mi creda, per evitare tutto questo e affrontare al meglio momenti bui e critici che nessuno indubbiamente vorrebbe vivere… Un vostro lettore”.