Benevento

Parlando delle motivazioni che spingeranno la Casertana domenca sera al Pinto, si sottolineavano l'antica rivalità e la voglia di battere quella che nel girone d'andata è stata per molti la squadra più invidiata. Il Benevento, da parte sua, sembra fare sicuramente più fatica a trovare le sue motivazioni in questo momento: la squadra è piegata su se stessa, il carattere ben poco “leonino” dei suoi interpreti non l'aiuta, il clima che la circonda, più che dalla contestazione, sembra permeato da un discreto disinteresse. 

La squadra dovrà trovare in se stessa le armi per uscire da questa situazione. Come? E' difficile dirlo. Probabilmente provando a replicare quello che questo gruppo faceva nel girone d'andata. Certo, molti avversari si sono rinforzati, ma è anche vero che in questo momento tutte le cure provate per cercare un cambiamento sono naufragate miseramente. Mancano appena 9 giornate alla fine, ma quasi certamente, dopo l'esclusione di Tarabto e Turris, le partite da giocare saranno solo sette.

Fatta eccezione per qualche elemento infortunato e quindi inutilizzabile (Pinato, Ferrara, Meccariello, Agazzi), non dovrebbe procurare alcun imbarazzo se si tornasse sulla strada percorsa nel girone d'andata. La squadra è abituata a giocare in quella maniera e il tempo per inculcarle nuove nozioni tattiche non c'è. Insistere con Berra a destra, privarsi di stantuffi sulle fasce come Oukhadda, o dell'attaccante più tecnico che c'è in organico, come Manconi, sembra un harahiri bello e buono. La speranza è che le notti che mancano al derby del Pinto portino consiglio. Il buonsenso, a volte, vale più di tante tattiche imparate a Coverciano.