Un grande striscione campeggia a San Gregorio Armeno, la celebre via dei presepi: "Gomorra Napolesi in tv. Napoli dell'arte non vi sopporta più". L’iniziativa, promossa dall’associazione Le Botteghe di San Gregorio Armeno, è una risposta alle riprese del prequel della serie "Gomorra: le origini", che racconta l'ascesa del boss Pietro Savastano. Dopo i Quartieri Spagnoli, anche il cuore artigianale della città si mobilita contro quella che definisce una rappresentazione distorta di Napoli.
"Basta stereotipi, Napoli è cultura"
L’associazione ha scelto di unirsi alla protesta nata nei Quartieri Spagnoli con convinzione: "Da troppi anni Gomorra impronte un’immagine violenta che non ci appartiene", spiegano. "Svilisce la nostra arte, il nostro artigianato, la storia millenaria di una città che è tutt’altro". Vincenzo Capuano, presidente de Le Botteghe di San Gregorio Armeno, è netto: "È ora di dire basta a chi ci dipinge solo come criminali. Napoli è accoglienza, spiritualità, genio creativo. Non permetteremo che la nostra identità sia ridotta a uno stereotipo per ragioni commerciali".
Un fronte comune per riscrivere il racconto della città
San Gregorio Armeno e i Quartieri Spagnoli lanciano così un messaggio chiaro: vogliono una Napoli raccontata per la sua vitalità culturale, non per la cronaca nera. "Napoli non è Gomorra", ribadiscono. "È la città di Caravaggio e San Gennaro, delle botteghe secolari e dei teatri. È ora che il mondo lo sappia". La protesta arriva in un momento delicato, dopo la morte di Emanuele Durante ucciso come un boss a 20 anni, la fiction torna a far discutere per la sua rappresentazione della camorra e in tanti ritengono abbia contribuito a dfiffondere un modello sbagliato tra le nuove generazioni.