Benevento

 

L'EDITORIALE

di Antonio Sasso

 

Equilibrio e rispetto. Nella vita, come nello sport. È quanto viene chiesto ad una squadra di calcio: equilibrio nel gioco e rispetto per i propri sostenitori. 

Il Benevento ha indubbiamente peccato sul primo aspetto. È mancato l'equilibrio. Un girone di andata ad alti livelli, quello di ritorno da film horror. Pagine scarabocchiate da errori e incomprensioni. Il mancato mercato a gennaio e l'esonero di Auteri. Decisioni che hanno condizionato il cammino di una squadra incapace di vincere il campionato e di contrastare la corazzata Avellino. 

Le motivazioni? È lecito cercarle ma mantenendo quel filo sottile dell'equilibrio e del rispetto. Lo si pretende dai calciatori, lo meriterebbe il patròn Oreste Vigorito. Bersaglio di critiche (ci sta) ma anche di illazioni. Come il “sabotaggio” al Benevento e il sostegno alla squadra irpina. Udite udite... per meri scopi personali. Come se la recente storia sannita fosse stata scritta da un altro ma non da lui. 

Ai tempi della vecchia C, le voci che si ricorrevano raccontavano di un suo diniego ad andare in B. Convinzioni costrette ad infrangersi contro il muro delle due promozioni consecutive. Accuse respinte. Accuse che tornano sotto una nuova veste: interessi irpini sul fronte eolico. Strano a questo punto che ci sia stata la sconfitta del Cerignola in virtù di impianti presenti anche in Puglia. 

Eppure una verità c'è... quel gelido vento del Fortore che ha dato il via al suo “fare impresa” lo ha spinto verso la passione giallorossa. Un amore folle che ha fatto sì che il suo impero diventasse il polmone del Benevento Calcio. Tra sogni e realtà. 

“Ci ha riportato dove ci ha preso”. Esatto. Ma con una promessa: di riprovarci ancora. Attraverso una convinzione: cadere e rialzarsi, sbagliare e rimediare. Ma in fondo sono tutte stupidaggini. La verità è che 19 anni di calcio non sono sufficienti a placare l'ira di coloro che, ironia della sorte, parlano proprio di rispetto.