Napoli

Controlli all'interno del carcere minorile di Nisida, ancora telefonini e droga ritrovata dalla Polizia Penitenziaria. La scoperta è avvenuta nel corso dei controlli all'interno dell'istituto penitenziario minorile napoletano, come denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria per voce di Federico Costigliola, responsabile Sappe della Campania per il settore minorile.

''Ieri - dichiara Costigliola - la Polizia Penitenziaria, a seguito di tanta osservazione e di strategie operative ben pianificate, ha sequestrato prima un micro cellulare completo di Sim abilmente nascosto all'interno di un pacchetto di sigarette da un detenuto italiano maggiorenne, per altro non nuovo a simili violazioni e, successivamente, un discreto quantitativo di droga - hashish e marijuana -abilmente occultata all'interno di una cella del Terzo reparto''.

''Un plauso va a tutto il personale di Polizia Penitenziaria che con abnegazione e grande professionalità, é riuscito, ancora una volta, ad esaltare la presenza dello Stato in Istituto'', prosegue il sindacalista il quale si augura ''che almeno questa volta il minuzioso lavoro della Polizia Penitenziaria possa essere rispettato e valorizzato come merita, applicando nei confronti del detenuto possessore del dispositivo telefonico, non nuovo a simili violazioni, i dovuti e necessari diritti conseguenziali ad un affronto simile allo Stato''.

Anche Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, sollecita urgenti e rapidi interventi a favore del personale in servizio nell'Istituto penale per minorenni di Nisida, ricordando che ''nel triennio 2022/2024 sono stati sequestrati dalla Polizia Penitenziaria, nelle carceri italiane, circa 5.000 telefonini (4.931, per la precisione). Servono fatti concreti, nello specifico, senza però dimenticare che sulla questione detentiva minorile va fatta una riflessione più approfondita, che porti a non avere più maggiorenni tra i detenuti. Non possiamo più permetterci che episodi di questo tipo diventino la norma. La sicurezza degli operatori, dei detenuti e dell'intera comunità è a rischio" conclude il leader nazionale del Sappe.