Famiglie in rivolta per la frase di Sara Netanyahu
Le dichiarazioni di Sara Netanyahu, secondo cui gli ostaggi israeliani ancora vivi a Gaza sarebbero “meno di 24”, hanno creato un’ondata di indignazione tra i familiari dei prigionieri. Il premier ha cercato di correggere il tiro, parlando di “fino a 24”, ma l’intervento pubblico della moglie ha scatenato sospetti e accuse, alimentati da precedenti controversie che la vedono al centro di un’inchiesta per presunta intimidazione di un testimone. La rete pubblica Kan ha riferito che il dato sarebbe basato su documenti riservati diffusi ai ministri israeliani, aggravando la frustrazione di chi ancora attende notizie sui propri cari.
Accuse di insensibilità e segreti svelati
La coppia Netanyahu è ora sotto accusa per la gestione opaca delle informazioni e per aver inflitto ulteriore dolore alle famiglie già straziate dall’angoscia. Sara Netanyahu è stata più volte indicata come fonte di fughe di notizie riservate, in un clima di crescente tensione politica. Il premier intanto smentisce ogni spiraglio nei negoziati in corso al Cairo, contrariamente alle fonti egiziane che parlavano di una possibile svolta. La delegazione israeliana, guidata da Ron Dermer, ha fatto sapere che non c’è alcun accordo imminente con Hamas.
Ben Gvir torna al governo, Netanyahu evita lo scontro istituzionale
In Israele si è chiuso anche un delicato confronto istituzionale con la riconferma del leader di estrema destra Itamar Ben Gvir come ministro della Sicurezza Nazionale. Dopo le sue dimissioni in protesta contro il cessate il fuoco di gennaio, Ben Gvir è tornato al governo ora che Netanyahu ha ripreso i bombardamenti. La procuratrice generale Gali Baharav-Miara ha acconsentito alla nomina a patto che il ministro limiti il suo intervento nelle nomine di polizia. Un compromesso che ha evitato uno scontro aperto tra poteri dello Stato.
Ronan Bar lascia lo Shin Bet, Tel Aviv salva la faccia
Il capo dei servizi segreti interni Ronan Bar ha annunciato le dimissioni, efficaci dal 15 giugno. Il governo, che ne auspicava l’uscita, ha accolto la decisione con favore e ha interrotto la procedura di licenziamento in corso, eludendo così un pronunciamento dell’Alta Corte. Il suo allontanamento rappresenta una vittoria per Netanyahu, che lo riteneva un ostacolo all'espansione del proprio potere.
Gaza sotto assedio: ancora morti e fame
Nel frattempo, i raid israeliani sulla Striscia non si fermano. Nella sola giornata di ieri sono stati uccisi almeno 34 palestinesi, tra cui intere famiglie nella zona di al-Mawasi, presentata da Tel Aviv come “umanitaria”. Le bombe hanno colpito tende di profughi affamati e privi di ogni soccorso. Due bambini sono morti di fame negli ultimi giorni, mentre l’ONG Medici senza frontiere denuncia l’inerzia della comunità internazionale e il rischio di nuove morti evitabili per la fame e l’assedio totale imposto da Israele.
Arresti e demolizioni in Cisgiordania
Anche in Cisgiordania la repressione continua. Almeno 22 palestinesi sono stati arrestati ieri, tra cui un medico e un giornalista. A Masafer Yatta, a sud di Hebron, l’esercito ha raso al suolo una casa a due piani abitata da tredici persone. Il tutto avviene mentre Israele ha rilasciato l’unico soccorritore sopravvissuto alla strage dei 15 operatori umanitari uccisi il 23 marzo a Rafah, la cui sorte era rimasta fino a ieri avvolta nel mistero.