"Mio figlio è stato ucciso, non ha avuto un incidente". Con queste parole, piene di dolore e rabbia, Simona Esposito ha rotto il silenzio dal palco del Primo Maggio a Napoli, in piazza Municipio dove si è avolta la manifestazione unitaria promossa da Cgil Cisl e Uil alla presenza dei segretari Nicola Ricci, Melicia Comberiati e Giovanni Sgambati.
Patrizio Spasiano, 19 anni, è morto lo scorso gennaio in una fabbrica nel Casertano mentre imparava il mestiere di saldatore. "Lo hanno mandato senza competenze, senza corsi di sicurezza, in un capannone con tubi di ammoniaca", ha accusato la madre, denunciando un sistema di subappalti senza controlli.
Non si può morire a 19 anni sul lavoro
Patrizio, originario di Secondigliano, quartiere difficile di Napoli, cercava un futuro attraverso il lavoro. Assunto con la promessa di una formazione, è finito invece in un’azienda diversa da quella pattuita, senza alcuna tutela. "Quando è scoppiato il tubo di ammoniaca, gli altri sono scappati. Lui è rimasto lì, bruciato vivo, per cinque ore", ha raccontato Simona, sottolineando che il reato di omicidio sul lavoro in Italia ancora non esiste. "La fabbrica dove è morto mio figlio è ancora aperta", ha aggiunto Simona, chiedendo giustizia non solo per Patrizio, ma per tutti i ragazzi sfruttati.
Le altre vittime: Carmine Parlato e Salvatore Renna
La sua testimonianza ha scosso la piazza, dove Cgil, Cisl e Uil hanno ricordato anche altre vittime, come Carmine Parlato, morto sulla funivia di Castellammare, e Salvatore Renna, deceduto nel cantiere della metropolitana di Napoli. "Nel 2024 in Italia si contano già migliaia di morti bianche", ha denunciato Nicola Ricci, segretario della Cgil Campania, chiedendo più ispettorati e leggi severe.
Il sindaco Gaetano Manfredi ha parlato anche della crisi dei salari: "La competitività non può basarsi sulla compressione dei diritti". Eppure, nonostante i protocolli firmati con sindacati e prefetture, le morti continuano.
"Nel Paese non c'è futuro senza lavoro ma non c'è futuro senza un lavoro giusto per tutti. Oggi è una giornata di festa ma anche di riflessione e di impegno perché la sicurezza sul lavoro è fondamentale: lavorare non può essere morire, non si può rischiare la propria vita lavorando e dunque è molto importante che ognuno faccia la propria parte" ha detto il sindaco. Manfredi, nel ricordare il primo articolo della Costituzione, ha evidenziato la necessità che il lavoro sia "sicuro, stabile, con un salario equo, che dia prospettive e dignità ai lavoratori. Oggi più che mai la sfida è sul lavoro di qualità e ciò significa sicurezza, un salario che garantisca una vita dignitosa e il rispetto dei diritti dei lavoratori che sono la base per poter costruire il futuro, soprattutto per i nostri giovani". Il sindaco ha sottolineato che "si parla tanto di calo demografico, ma per poter avere dei figli e per farli crescere bisogna avere la possibilità di poterli mantenere e senza un lavoro giusto ed equo non è possibile e allo stesso tempo non c'è crescita per il Paese".
Il protocollo per la sicurezza nei cantieri di Napoli
E proprio sul fronte della sicurezza sul lavoro, Manfredi ha ricordato che la sua amministrazione ha sottoscritto nei mesi scorsi un protocollo con le organizzazioni sindacali per rafforzare i controlli in tutti i cantieri finanziati dal Comune, anche per i cantieri che godono delle risorse del Pnrr, controlli che interessano anche i sub appalti che, ha affermato, "spesso costituiscono l'anello debole della catena della sicurezza. La pubblica amministrazione deve rappresentare un punto di riferimento per le garanzie dei lavoratori e sappiamo che questo percorso deve andare avanti affinchè il sacrificio di tanti non sia stato vano. Questa è una battaglia di civiltà e di democrazia".